Zuckerberg si è presentato davanti alla commissione Giustizia per rispondere delle accuse di danni sui minori da parte delle loro aziende. Questo insieme ai vertici di X, TikTok, Snapchat e Discord. Peccato che, però, Google non si sia presentato.
Le parole di Zuckerberg
Zuckerberg sedeva al centro della sala del Senato americano per l’audizione sulla sicurezza dei minori sui social. Dietro di lui, le famiglie di bambini che per una “challenge” su Facebook o Instagram si sono tolti la vita o sono rimasti gravemente feriti. È stato incalzato dalle domande del senatore repubblicano Josh Hawley che gli diceva: “Chi hai licenziato per queste violenze? Hai mai compensato qualcuna delle vittime? Perché no?”.
Quindi, dopo un iniziale balbettio e momento di evidente difficoltà, si è rivolto alla platea: “Mi dispiace per tutto quello che avete passato. Nessuno dovrebbe passare attraverso le cose che le vostre famiglie hanno sofferto”. Poi ha promesso che la sua azienda continuerà a investire per evitare che i social possano provocare ancora danni a milioni di bambini e adolescenti.
Il lieve applauso del pubblico è stato subito messo a tacere dai cartelli che ritraevano i bambini morti in rete.
I danni sugli adolescenti e minori
L’audizione al Congresso Usa aveva come tema i danni che i social possono causare ai minori. In che modo? Spingendoli alla depressione, al suicidio o a commettere reati o adottare comportamenti di vario tipo, che siano essi lesivi o autolesivi. In apertura arriva l’attacco del senatore repubblicano Lindsey Garahm: “Il lato oscuro di queste piattaforme è troppo grande per conviverci. I social stanno distruggendo vite umane e minacciando la democrazia. Queste aziende vanno domate e il peggio deve ancora venire”.
Le parole sono state accolte dagli applausi di alcuni dei presenti in aula, soprattutto da parte delle famiglie delle vittime, danneggiate dalle piattaforme social. Un altro senatore ha detto: “avete il loro sangue sulle mani”.
La solita farsa made in USA. Una Norimberga fake delle big tech. Le scuse non bastano senza delle normative chiare anche a livello europeo.