Nicky Pende, l’ex marito di Stefania Sandrelli, finalmente riposa in pace. La famiglia di Dirk Hamer no. Vittorio Emanuele si è portato nella tomba la verità su una sciagurata notte dell’estate 1978. “È morto il re, viva il re!”: con la scomparsa di Vittorio Emanuele di Savoia, a 86 anni, il testimone della hybris monarchica passa al figlio Emanuele Filiberto, star di Ballando con le stelle ed ex conduttore di Pechino Express. Vittorio Emanuele, erede dell’ultimo re d’Italia, Umberto II, è morto a Ginevra, dove da molti anni viveva con la moglie Marina Doria.
Il figlio vive a Parigi con la moglie, l’attrice Clotilde Courau, e le due figlie. Vittorio Emanuele, la madre Maria José e le sorelle Maria Pia, Maria Beatrice e Maria Gabriella furono esiliati nel 1946, per volere popolare, imposto da un referendum. I suoi rapporti con il padre Umberto II non saranno mai idilliaci, né quelli con la sorella Maria Gabriella.
Corsica di sangue
Il 18 agosto del 1978 Nicky Pende, che due anni prima aveva divorziato da Stefania Sandrelli, è in vacanza in Costa Smeralda con il suo yacht, il Coke. Propone ai suoi amici a bordo di una barca vicina, il Malpagia, di salpare alla volta dell’Isola di Cavallo, a circa 19 miglia da Porto Cervo, quindi a un paio d’ore di navigazione. A bordo del Malpagia c’è una modella tedesca, Brigit Hamer, col fratello Dirk. La combriccola cena in uno dei migliori ristoranti, qualche tavolo vicino c’è Vittorio Emanuele. Tra Nicky Pende e l’erede Savoia non c’è simpatia. Il principe lancia di sottecchi sguardi ostili al playboy. Secondo alcuni testimoni, scatterebbe pure un alterco tra i due. Dopo cena, Pende e gli amici si fermano a dormire sull’isola.
Qui bisogna spiegare un gentlemen’s agreement tra la gente che va per mare e che riguarda i porti. Per sbarcare dagli yacht, si sale a bordo dei gommoni, detti Tender, che vengono ormeggiati in banchina. Se al momento di rientrare a bordo non si trova il proprio Tender, se ne prende un altro, che viene riormeggiato il giorno dopo. Si fa un po’ tutti così, o almeno era usanza comune a quei tempi. Una specie di patto di scambio. Mal gliene incolse, Pende fa salire i suoi sul Tender di Vittorio Emanuele. Il principe piomba in piena notte su un altro gommone sbraitando, Pende sale sul pozzetto e volano insulti. Quindi un primo sparo. Il proiettile fischia sopra alle orecchie di Nicky, che si butta in mare per quella che ricorderà come «la più lunga apnea della mia vita». Un secondo colpo trapassa la chiglia e la gamba di Dirk Hamer, che dormiva ingnaro, recidendogli l’arteria femorale. Gli toccherà una lunga agonia, l’amputazione della gamba e il trapasso.
La condanna di Vittorio Emanuele
Nel 1991 Vittorio Emanuele viene assolto e condannato solo a 6 mesi con la condizionale, per porto abusivo d’arma da fuoco. E nel 1982, intervistato da Enzo Biagi in tv, il principe è confuso: dice sia di non sapere se il colpevole del caso Hamer fosse proprio lui, sia di non credere di esserlo. Nel 2006 Vittorio Emanuele incontra un’altra grana giudiziaria, accusato di associazione a delinquere con Rocco Migliardi e Ugo Bonazza, sospettati di essere vicini ad ambienti mafiosi. Per una settimana viene recluso nel carcere di Potenza. Incauto, sebbene non sapendo di essere registrato e ripreso, Vittorio Emanuele rievoca la notte all’Isola di Cavallo con i compagni di cella. Nel video mima il gesto della sparatoria, ammette che uno dei colpi che ha esploso abbia colpito Hamer e si fa beffe della giustizia francese: «Anche se avevo torto, devo dire che li ho fregati».
Nicky Pende è morto nel 2019, Birgit Hamer ha 67 anni, vive a Malaga e continua a portare avanti la sua battaglia perché sia resa giustizia al fratello. «Quella notte», racconta, «il principe urlava: “Italiani, vi ammazzo tutti”.