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Mamma Rai e la disparità di genere

Tira un’aria gelida a viale Mazzini. Squillano le trombe di Roberto Sergio, amministratore delegato Rai, e i responsabili di rete della tv pubblica sono uomini mezzi avvisati, mezzi salvati.

Tira un’aria gelida a viale Mazzini. Squillano le trombe di Roberto Sergio, amministratore delegato Rai, e i responsabili di rete della tv pubblica sono uomini mezzi avvisati, mezzi salvati. «L’organizzazione per generi sta dimostrando di non funzionare come previsto, anche per l’assenza di unruolo di coordinamento», denuncia Sergio, «la cui creazione dovrebbe passare attraverso un iter formale non banale, compreso il voto in cda. Nell’attesa, però, gli stessi generi andrebbero rivisti, attualizzati e razionalizzati. Mentre si cercano di portare avanti le procedure, il mercato va avanti e la Rai rischia di perdere il passo. Ecco perché ho deciso di creare, in modo snello e fattivo, il tavolo di lavoro sul prodotto, cui accennavo, operativo da subito. Uno dei compiti di questo gruppo di lavoro, forse il primo, sarà proprio quello di verificare se l’organizzazione per generi sia compatibile con la nostra azienda o se forse non sarebbe meglio tornare a una organizzazione per reti».

Il primo problema per l’ad è la terza rete: «Purtroppo Rai3, che non è una direzione di rete, non ha ritrovato il suo posizionamento, sballottata da un potpourri di generi, senza una vera identità.Anzi, è proprio l’immagine del mancato funzionamento dei generi. Sono sicuro che il gruppo di lavoro già citato troverà prestissimo una soluzione che ridia lustro a un canale così importante nel panorama televisivo. Intanto, credo che l’arrivo di Piero Chiambretti sarà già un segnale identitario molto forte». Nell’analisi del sito specializzato davidemaggio.it al riguardo, leggiamo: “Il sorpasso storico di Mediaset, seppur con tutte le attenuanti del caso, qualcosa deve dirci. La mole di flop, per lo più concentrati su Rai2, qualcosa deve dirci. I dietrofront sulla programmazione pure. Le ragioni sono molteplici e non sempre semplici da individuare ma, partendo dalle fondamenta, un problema evidente c’è: la divisione per generi. Possiamo dire che la tanto agognata “riforma”, votata all’unanimità nell’ottobre 2021, è un fallimento o, se non lo è, è quanto meno inefficace”. 

Telekabul

Come ai tempi di Telekabul, una trentina d’anni fa, quando l’opera di riforma di Sandro Curzi fece lanciare strali contro una rete troppo «comunista», nel mirino finisce proprio Rai3. L’ad Roberto Sergio la incrimina per prima. Ci permettiamo di eccepire. Un canale che vanta Report, Geo e Un posto al sole si distingue sia come audience fidelizzata, sia come efficacia di genere. Senza contare che la terza rete pubblica ha partorito Ballarò e Che tempo che fa, poi soffiati il primo da La7 e il secondo da La9. Se proprio dobbiamo andare a cercare un flop, c’è, fresco fresco, il caso Avanti popolo di Nunzia De Girolamo. Chi lo ha voluto in palinsesto? Il segreto di Pulcinella.

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