Lo psichiatra Paolo Crepet è in tournée con la conferenza-spettacolo Prendetevi la luna, nata dal suo libro omonimo. «Incontro tanta gente, mi chiedo che cosa possono volere da me», racconta. «Certamente una guida, una speranza, forse perfino una luce che accenda i cuori di giovani e meno giovani. C’è sete e fame di parole, di pensiero. I ragazzi cercano un’eresia in un mondo codificato. Non posso che dire loro ciò che mi sono ripetuto per anni, lungo il corso della mia vita: “Prendetevi la luna”. Siate ambiziosi, cercate la vostra unicità». Lo sciamano delle nuove generazioni di tribù sentenzia sul Totem contemporaneo: i social. «Se i social rappresentano un rischio, siamo in guerra, questo è evidente», pontifica spavaldo. «Se qualcuno, e mi pare ci sia più di qualcuno, indica questi come almeno parzialmente responsabili di disagio, psicopatologie e addirittura morte per suicidio, allora certo non è un’esagerazione parlare di guerra in corso».
Crepet ricorda l’accusa a Zuckemberg
Astuto, il sociologo pesca dalla recente attualità per sostenere la sua tesi: ricorda l’accusa a Mark Zuckemberg di «avere le mani sporche di sangue. In America è accaduta la stessa cosa un paio d’anni fa con Instagram. Ci fu anche un timidissimo tentativo di accuse da parte della commissione europea, del resto i suicidi non ci sono solo negli Stati Uniti. Ora, basti guardare alla copertina dell’Economist che titola “La morte dei social’. Ma non è proprio così. È del tutto evidente che la morte annunciata dei social prevede la nascita di qualcos’altro, e qualcuno che ne sa di più sa che si chiama Rabbit o Human. Cioè nuove forme di device che funzionano solo con l’intelligenza artificiale, lo schermo, il palmo della mano e sono cose che sono già in vendita. Succederà che tutti i ragazzini e le ragazzine, ma forse non solo loro, useranno queste tecnologie che sono molto più invasive. L’AI pretende di conoscerti: fino a ieri facevamo delle domande e avevamo delle risposte dalla rete, oggi non è più così e lo vediamo già con la ricerca nei nostri telefonini».
Infine, Paolo Crepet sconfina nel campo di Claude Lévi-Strauss, antropologo, etnologo e filosofo francese. Per lo psichiatra presenzialista in tv la tecnologia digitale «è un cambiamento antropologico. Qui non parliamo di elettrodomestici, ma questi gadget o device rappresentano dei cambiamenti radicali. Su Human puoi fotografare un frutto e domandare quanto zucchero contenga. Immediatamente ti verranno detti i grammi di zucchero che ci sono per poi però sentirti dire che quella quantità è troppa per il tuo organismo e non puoi mangiarlo. Allora la domanda è: ma la trasgressione dove finirà? Diventeremo tutti normali, non ci sarà neanche più Carnevale. Per esempio, in meno di un minuto si può scrivere una canzone, testo e musica, per Sanremo. Arriveremo al Festival di Sanremo Orwelliano».
Più che il nuovo che avanza, il vecchio che avanza.