È decisamente emergenza carceri. I penitenziari del Paese ormai sono delle polveriere pronte a esplodere. Suicidi, risse, vandalismi, proteste organizzate. Nel carcere di Montorio, a Verona, i detenuti hanno annunciato uno sciopero del cibo a partire dall’8 febbraio. L’associazione “Sbarre di Zucchero” la definisce «una forma di protesta non violenta, contro le drammatiche condizioni in cui versa il penitenziario scaligero, tra sovraffollamento, quasi totale assenza di attività lavorative, escalation di suicidi e tentativi di suicidio». È il penitenziario dove è recluso Filippo Turetta e dove ci sono già stati cinque suicidi, da novembre a oggi. Nel carcere di Sollicciano, a Firenze, è esplosa una rissa tra detenuti albanesi e nigeriani che, fa sapere l’Osapp, «ha determinato l’emergenza successiva e un incendio nella settima sezione. I rivoltosi hanno cercato di forzare il cancello dell’atrio e hanno rotto il plexiglass a protezione. Due poliziotti penitenziari hanno riportato lesioni».
Il presidente del Consiglio non pare dribblare l’allarme e scrive su X: “Come si risolve il sovraffollamento nelle carceri? Aumentando la loro capienza e sostenendo la Polizia Penitenziaria, anche tramite nuove assunzioni, così come ha fatto il Governo. E non togliendo i reati come la sinistra ha fatto in passato”. È scontro aperto con il Pd di Elly Schlein, che la pensa in modo opposto nella visione di Debora Serracchiani: “Di fronte alla tragedia dei suicidi in carcere, il governo esita. Nonostante il segnale, silenzioso ma inequivoco, lanciato da Sergio Mattarella, che mercoledì scorso ha ricevuto al Quirinale il capo del Dap Giovanni Russo. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio riconosce il grado intollerabile raggiunto dall’emergenza, ma ne affida l’exit strategy a ipotesi in ogni caso remote”.
