Home CRONACA 23enne si uccide in diretta su Tiktok: “elementi sconcertanti” trovati nel telefono

23enne si uccide in diretta su Tiktok: “elementi sconcertanti” trovati nel telefono

Il legale del padre del tiktoker 23enne che a ottobre si è tolto la vita durante una diretta social ha riferito in una conferenza stampa che dal telefono del giovane sarebbero emersi “elementi sconcertanti” sulla vicenda. “Aveva subito ogni tipo di angheria, anche minacce molto gravi”, ha detto l’avvocato.

Gli elementi scioccanti emersi dal telefono

Dalle indagini effettuate sul telefono del Tiktoker bolognese di 23 anni, che a ottobre si è tolto la vita in diretta social, sarebbero “emersi elementi sconcertanti”. A dirlo è il legale del padre del 23enne. L’avvocato Daniele Benfenati si è espresso durante una conferenza stampa in Comune a Bologna contro il cyberbullismo. Nonchè per presentare un murales che verrà realizzato in memoria del giovane alla Lunetta Gamberini.

Minacce molto gravi

Dalle chat di TikTok “è emerso che aveva subito ogni tipo di angheria, anche minacce molto gravi”. In particolare, in uno scambio di messaggi tra lui e un amico, per l’avvocato, “c’è la prova provata che il ragazzo è stato istigato a suicidarsi”.

No indagini, no denunce

Per Benfenati, tuttavia, “al momento non c’è nessuna indagine aperta dalla Procura di Bologna. E nessuna denuncia da parte dei familiari del ragazzo”. Spiega che “Il giorno che è stato accertato il decesso è stato sequestrato il suo telefono. È stato aperto un fascicolo perlustrativo, che è stato chiuso immediatamente. Il padre ha deciso di fare delle indagini private e ha fatto esaminare il telefono. Vi posso assicurare che sono emerse delle cose sconcertanti”.

TikTok non collabora

L’avvocato ha aggiunto che il padre del 23enne “è molto dispiaciuto, perché la richiesta di documentazione a TikTok non è arrivata dalla Procura. TikTok con la massima trasparenza ci ha detto che serviva il provvedimento dei magistrati” per poter fornire tutti i dati. Proprio per questo il padre del ragazzo e il suo legale hanno fatto un ricorso in sede civile al Tribunale di Bologna e l’udienza è stata fissata per il 29 febbraio.

“Le prove ci sono, ma non ci possiamo muovere”

“Speriamo che dopo l’udienza il Tribunale ci dia l’autorizzazione e ordini ex articolo 700 a TikTok” di fornire le chat e le conversazioni, “dopodiché vedremo come proseguire”. Anche il papà del 23enne si è detto molto amareggiato per la situazione: “Noi stiamo facendo privatamente le nostre verifiche – ha detto – perché sembra che d’ufficio la Procura non si possa muovere”, anche se online ci sarebbero alcune confessioni di altri tiktoker che avrebbero preso di mira suo figlio.

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Un ragazzaccio appassionato di sport, cultura e tutto ciò che è assorbibile. Stanco della notizia passiva classica dei giornali e intollerante all'ipocrisia e al perbenismo di cui questo paese trabocca. Amante della libertà e diritto della parola, che sta venendo stuprata da coloro che la lingua nemmeno conoscono. Contrario alla censura e alla violenza, fatta qualche piccola eccezione. Ossessionato dall'informazione per paura di essere fregato, affamato di successo perché solo i vincitori scriveranno la storia.