L’esultanza di Geolier di ieri è tipica del napoletano. Noi amiamo Napoli. Napoli è un mondo vasto ed è la prima volta che un cantante viene supportato da una squadra. Questo perché il Napoli ha fatto un’operazione commerciale legato alla maglietta, insieme al cantante e insieme alla città. Perché per la prima volta una città si identifica con una nazione, con un popolo. Per loro la vittoria di Geolier sarebbe l’equivalente canoro dello scudetto del Napoli, identico. Oltre al supporto di un popolo, che è molto vasto e molto coinvolto, c’è anche la gestione dei social.
Per cui la differenza tra Geolier e tutti gli altri cantanti in gara è che lui, che ha milioni di streaming, milioni di follower, milioni di fan su TikTok, attraverso la comunicazione social, prende il suo pubblico – che non è il tipico pubblico di Sanremo – e lo esorta a votare tramite il televoto. Come fece la Ferragni con Fedez ai tempi in cui non era arrivata la sua fine, la sua morte, il suo oblio.
Allora ben venga il look da attore della mala nostrana, che sembra un cinquantenne anche se ne ha solo 23 di anni, con quel baffetto e con quella strizzata d’occhio alla moda. Moda contemporanea che però lui non sa portare: meglio quando è arrivato in tuta o con la maglietta del Napoli. La canzone non è male, ma non è italiano.
La vittoria di Geolier sarebbe la sconfitta della musica italiana e farebbe capire che ormai Sanremo è solo un’operazione commerciale.