Il video risale al 3 aprile 2023 ed è appena stato diffuso dall’Ansa. Scorrendolo si vedono immagini choc, vittima un detenuto tunisino scortato dai secondini lungo un corridoio del carcere di Reggio Emilia. Gli agenti, o meglio in questo caso gli aguzzini, si accaniscono sull’uomo pestandolo, prendendolo a calci, avvolgendogli la testa in una federa e tirandola per un lembo. Poi denudato, sbattuto in cella e giù altre botte. Lo hanno lasciato sul pavimento, sanguinante, per un’ora. Un comportamento “brutale, feroce e assolutamente sproporzionato rispetto al comportamento del detenuto”. Sono queste le parole d’accusa del gip Luca Ramponi, che ha emesso un’ordinanza di interdizione dal servizio per i dieci indagati per il misfatto. Il procuratore Gaetano Calogero Paci aggiunge: “Modalità disumanizzanti, degradanti, contro la dignità umana“.
Immagini agghiaccianti e inaccettabili in carcere
Informa l’Ansa: “Il 14 marzo l’udienza preliminare. Otto imputati per tortura e in più uno di questi, con altri due, per aver attestato il falso nelle relazioni di servizio successive al fatto. Quel giorno il detenuto era appena uscito dalla stanza del direttore. Dopo aver avuto una sanzione di isolamento per condotte che avevano violato il regolamento. Mentre si dirigeva verso le celle, accompagnato dal gruppo di agenti, le telecamere hanno ripreso come è stato trattato. Un filmato su cui si sono basati anche gli investigatori, coordinati dalla pm Maria Rita Pantani, per attribuire le responsabilità a ciascuno. La vittima ha presentato una denuncia che ha dato il via alle indagini, assistito dall’avvocato Luca Sebastiani, che oggi commenta: ‘Sono immagini agghiaccianti e inaccettabili, una violenza gratuita contro un uomo solo, privato della libertà, incappucciato, ammanettato e a terra. Ci tengo a sottolineare il lavoro della Procura di Reggio Emilia, che con la dovuta tempestività e determinazione ha svolto le indagini ed estrapolato quanto ripreso dalle telecamere interne, che altrimenti avremmo perso’.
Il legale
Il legale, da tempo impegnato nella difesa della dignità delle persone private della libertà, insiste: ‘Attendiamo l’udienza preliminare con il necessario approccio garantista, evitando di esprimere sentenze sul fatto prima ancora che lo possa fare il giudice. Non è la prima volta che si parla di tortura all’interno delle carceri, pertanto mi auguro che questa gravissima vicenda possa finalmente far avviare nel nostro Paese una seria riflessione politica’. E cita il caso di Ilaria Salis: ‘Parliamo di un fatto grave, avvenuto in Italia. Peraltro, solo pochi giorni fa abbiamo dovuto assistere al trattamento disumano riservato a una cittadina italiana in un carcere di un altro Stato europeo’. Al fianco della vittima si schiera l’associazione Antigone: ‘Le immagini si commentano da sole, ricordano quelle di Santa Maria Capua Vetere e di altri casi di questo tipo. L’associazione aveva depositato un esposto per questo fatto specifico e ci sarà all’udienza di marzo per costituirsi parte civile’, dice l’avvocata Simona Filippi”.
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