Vorremmo non doverci tornare quasi ogni giorno, scrivere, per l’ennesima volta, della sconcertante condizione di vita – e di morte – in carcere. È impossibile e per noi di Dillinger è anche incredibile: l’Italia non è l’Etiopia, è un Paese con solide tradizioni democratiche, popolato da cittadini, pensatori e politici attenti al rispetto dei diritti umani. Perché tutto questo rimane sbarrato fuori quando si chiude il cancello di un penitenziario? Ancora un suicidio, a Latina, dove un detenuto 36enne di origine indiana, in attesa di primo giudizio per reati a sfondo sessuale, si è impiccato nel bagno della sua cella.
Subito misure straordinarie per il carcere
«Dall’inizio dell’anno è il 17esimo ristretto che si toglie la vita», spiega Gennarino De Fazio, segretario generale del sindacato Uilpa. «Bisogna aggiungere anche un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria. Quanto sta avvenendo nelle carceri, con suicidi, omicidi, risse, rivolte, aggressioni alla polizia penitenziaria, traffici illeciti e, nostro malgrado, anche qualche fenomeno di possibile degenerazione indotta, come quello di Reggio Emilia, non può lasciare indifferenti e, soprattutto, non si può considerare ordinario. Dunque non è arginabile con strumenti ordinari. A tutto ciò si aggiunge che sono 14mila i detenuti in più, rispetto ai posti effettivamente disponibili, mentre alla sola polizia penitenziaria mancano almeno 18mila unità rispetto al reale fabbisogno».
Gennarino De Fazio chiede con la massima urgenza un impegno concreto del governo: «Il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il governo Meloni prendano coscienza della perdurante emergenza, forse davvero senza precedenti negli ultimi trent’anni, e intervengano con misure straordinarie. Varino immediatamente un decreto carceri per consentire cospicue assunzioni con procedure accelerate e il deflazionamento della densità detentiva, pure attraverso una gestione esclusivamente sanitaria dei malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti».