Questione politica o umana?
Entrambi avevano precisato di non voler essere “politici”, ma semplicemente umani. Eppure, è sotto gli occhi di tutti come con Ghali e Dargen D’Amico temi di urgente politica internazionale siano entrati prepotentemente in Rai, incontrando imbarazzi, condanne, “veline” di puntualizzazione dai vertici della tv di Stato. Scatenando quella dinamica per cui le vicendevoli accuse tra opposizioni e governo si spostano dalle aule del Parlamento a quella della commissione di Vigilanza Rai e proseguono sui social inglobando artisti, conduttrici, risuonando ed esasperando i propri effetti tra tutte le rispettive fanbase.
Fazio fa il colpaccio con Ghali
Con uno sfondo simile, la presenza di Ghali a Che tempo che fa, per il Nove è un colpaccio. L’ospitata viene annunciata sui social per domenica 18 febbraio. Quale miglior interlocutore per dar risonanza e sezionare le trame del polverone in corso, se non un esodato Rai del calibro di Fabio Fazio?
Prima l’appello per lo “stop a genocidio” dal palco dell’Ariston da parte di Ghali, in un momento in cui la sanguinosità dell’azione militare di Israele sulla Striscia di Gaza è arrivata all’indicibile, con quasi 30mila morti e l’esercito Israeliano che ha iniziato i bombardamenti su Rafah, al confine con l’Egitto, dove trovano rifugio più di un milione di palestinesi.
Siparietto imbarazzante
Poi il siparietto Dargen-Mara Venier sul tema migranti, con la seconda che blocca il primo mentre discute con i giornalisti, perché “questa è una festa, non c’è tempo di parlare di certe cose”. A fine puntata, la conduttrice legge una nota giunta direttamente da Roberto Sergio, in cui l’amministratore delegato Rai specifica che la solidarietà a Israele, nella tv italiana ha sempre trovato spazio. Il clima si fa incandescente, le opposizioni che attaccano: “La Rai megafono del governo”.
Cosa è successo con Ghali
Le critiche alla canzone che Ghali ha portato a Sanremo erano già arrivate da parte della comunità ebraica di Milano dopo la seconda serata. “Il testo è propaganda anti-israeliana”, aveva accusato in una nota il presidente della comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi.
Poi, nella notte di sabato, Ghali ha voluto lanciare molto ben chiaramente il proprio appello. Al pupazzo-alieno che accompagna la performance l’artista chiede “Hai qualcosa da dire?”. La risposta – di Ghali stesso, ovviamente – è coraggiosa, anche se forse coraggiosa non dovrebbe esserlo: “Stop al genocidio”, scandisce.
La reazione dell’ambasciatore israeliano
Immediata la reazione dell’ambasciatore israeliano Alon Bar: “Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”, ha lamentato. “Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival e altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi”, ha ricordato il diplomatico israeliano. “Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà – ha aggiunto – un peccato che questo non sia accaduto”.
Ghali a Domenica In
A Domenica In, Ghali ha voluto rispondere: “Stiamo vivendo un momento in cui le persone sentono che vanno a perdere qualcosa se dicono viva la pace”. “Ci sono dei bambini di mezzo: quei bambini che stanno morendo, chissà quante star, quanti dottori, insegnanti, quanto geni, ci sono lì in mezzo”.
La nota dell’ad Roberto Sergio
A placare gli animi della comunità ebraica e non solo, è quindi giunta per il tramite di Mara Venier la nota dell’ad Roberto Sergio: “Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla comunità ebraica è sentita e convinta”. Parole che “ovviamente ci trovano tutti d’accordo”, ha chiosato Mara Venier, sfortunata conduttrice che nella gestione della “patata bollente” ha fatto storcere il naso a molti.
Oltre al “caso Ghali”, la conduttrice si è trovata a bloccare una discussione tra Dargen D’Amico e i giornalisti sul tema dell’immigrazione, con la motivazione degli stringenti tempi televisivi. “Sono temi complessi, servirebbe più tempo, non si può parlarne qui”. E in rete è presto circolato un video in cui ammonisce: “Non vi faccio tornare più perché non è questo il luogo giusto per dire certe cose”, dice, credendo di essere a microfono spento, subito dopo aver salutato Dargen.
Le critiche nei confronti di Mara Venier
Sui social si moltiplicano le critiche a Mara Venier e, più generalmente, ai vertici Rai, con il parallelo sostegno ai due artisti. Le opposizioni parlano apertamente di censura e clima intimidatorio nei confronti della libera espressione degli artisti, la maggioranza fa quadrato intorno alla comunità ebraica: “I messaggi devono essere sempre equidistanti, ieri pomeriggio Mara Venier ha letto una dichiarazione di Sergio che ha riequilibrato la situazione. Giusto dire basta con i morti civili palestinesi, ma è giusto dire che c’è un responsabile di ciò che è accaduto. Da parte italiana serve grande equilibrio”, ha precisato il ministro degli Esteri Tajani. Per Maurizio Gasparri, i vertici Rai dovrebbero scusarsi “con le autorità di Israele” e attuare “interventi riparatori, tenuto conto delle giuste proteste dell’ambasciatore israeliano”.
Le opposizioni si infuriano
In commissione Vigilanza, le opposizioni infuriano. Per Barbara Floridia, deputata M5s e presidente della commissione di Vigilanza, l’intervento dell’ad Roberto Sergio “è sembrato avere l’intenzione di stigmatizzare la libera espressione delle opinioni di alcuni artisti”.
“Ieri abbiamo assistito a una brutta pagina della Rai con l’ad che si è elevato a giudice dei contenuti di una canzone e di ciò che dice un artista sul palco, e Mara Venier che si è prestata a fargli da megafono”, dichiarano in una nota i componenti Pd della commissione Vigilanza.
“La Rai è di tutti, è servizio pubblico, è e deve essere una piazza libera dove gli artisti possano dire ciò che pensano senza censure”, rincara Marco Furfaro, deputato del Pd e responsabile per le Iniziative politiche nella segreteria dem. “Lo schifo andato oggi in onda, le pressioni sugli artisti, gli imbarazzi, il comunicato della Rai, mostrano un Paese dove la stampa non è libera, gli artisti devono essere sottoposti al controllo di chi governa, la critica non è accettata”.
“Vorrei segnalare all’ambasciatore d’Israele che chiedere la fine di una strage infinita di civili non è diffondere odio”, aggiunge Nicola Fratoianni di Sinistra italiana.