Lo sconto era il minimo
Un detenuto ha ottenuto uno sconto di pena di dieci mesi, precisamente 312 giorni, vincendo un ricorso in cui ha denunciato di aver subito condizioni di detenzione nel carcere di Firenze-Sollicciano, dove era stato recluso per otto anni, “tali da costituire un trattamento inumano e degradante” a causa delle terribili condizioni in cui versava l’istituto penitenziario.
Alla faccia della riabilitazione
Questo è l’esempio di come il concetto di riabilitazione del detenuto sia soltanto una cazzata di cui molti si riempiono la bocca, ma che in fin dei conti non importa a nessuno. Fu esattamente per le condizioni disumane e degradanti in cui versavano le nostre carceri che ci fu la sentenza Torreggiani nel 2013. Che riabilitazione pretendiamo da chi non riesce ad avere garantito nemmeno lo spazio vitale in cui stare? Pretendiamo che queste persone, una volta uscite da quel posto orrendo nutrano qualche forma di amore per lo Stato e per le istituzioni? Della gratitudine forse? La frase che tutti ripetono e che chi sbaglia deve pagare pagare. Il punto non è questo, ma è come avviene il pagamento dell’errore.
L’appiattamento della dignità umana
Quella a cui assistiamo nelle nostre carceri altro non è che la peggior forma di umiliazione dell’essere umano, la appiattimento della nostra dignità, l’abbrutimento fisico e psichico. Questa è una battaglia che porteremo sempre avanti, a testa alta, affinché il carcere sia un luogo di vera e propria riabilitazione. Non parliamo di un hotel a cinque stelle o di una villeggiatura, ma c’è una bella differenza tra lo sforzo più totale e lo schifo tangibile a cui stiamo assistendo.