L’ex premier francese Nicolas Sarkozy perde anche in appello. Condannato a un anno, ma sei mesi con la condizionale e gli altri sei da scontare con pene alternative, che escludono il carcere (scappatoia che mai e poi mai viene concessa agli ultimi, non solo in Francia). Sarkò, come lo chiamavano i connazionali, sarebbe reo di spese eccessive ed emissione di false fatture durante la sua campagna elettorale del 2012, quando perdette e dovette lasciare l’Eliseo al successore François Hollande. Per la lettura della sentenza, trascritta in 244 pagine dalla Corte d’Appello di Parigi, Sarkozy non si è sottratto e si è presentato in aula. Come spiega il Corriere della Sera, la vicenda processuale fa riferimento al “Caso Bygmalion, un sistema di doppia fatturazione messo in atto dall’allora partito presidenziale, l’UMP, per nascondere il superamento delle spese autorizzate dalla legge. La spesa per la campagna presidenziale di Nicolas Sarkozy nel 2012 ha raggiunto quasi 43 milioni di euro, quando la commissione per i conti elettorali aveva fissato la soglia a lui concessa a 22,5 milioni. L’Ump allora ha chiesto alla società di comunicazione Bygmalion di redigere fatture false, in modo che i servizi sembrassero forniti al partito e non al candidato”.
Nell’armadio, lo scheletro di Gheddafi
Oltre al caso Bygmalion, l’ex presidente francese dovrà affrontare altre beghe giudiziarie: lo scorso maggio è stato condannato in appello a tre anni per intercettazioni telefoniche e ha presentato ricorso in Cassazione. Inoltre, nel 2025 Sarkozy comparirà in tribunale per i sospetti di finanziamento libico della campagna del 2007, che lo portò all’Eliseo.
Sua moglie, l’ex top model Carla Bruni, come sempre sceglie la linea del silenzio: “Never complain, never explain” (Mai lamentarsi, mai spiegare). Si limita a postare sui social foto del marito con il commento “Je t’aime comme ça” (Ti amo così). Diversa la sua posizione quando Gérard Depardieu è finito nella bufera per le accuse di molestie sessuali: Lady Sarkozy firmò, con altri sessanta attori, un appello in sua difesa.