Il ministro della Giustizia Carlo Nordio lavora alacremente anche ai più piccoli dettagli della sua riforma del sistema giudiziario. Aggiunge un altro tassello a proposito della “disciplina del sequestro degli smartphone”: è ora di cambiarla, è convinto. «Oggi nel cellulare non ci sono solo le conversazioni, c’è una vita intera», argomenta Nordio. «Non può essere messa nelle mani di un pubblico ministero che, con una firma, se ne impossessa e magari dopo non vigila abbastanza sulla sua divulgazione».
Come si cambia con la decisione di Nordio
Il sequestro di un telefonino o di un personal computer non potrà più essere ordinato solo da un Pm. La facoltà di deciderlo passa al Gip, su richiesta del Pm stesso. Lo prevede l’emendamento del relatore Sergio Rastrelli al Ddl di Pierantonio Zanettin (FI), all’esame della commissione Giustizia del Senato, che riforma la disciplina in materia di sequestro di dispositivi informatici. Secondo il relatore, è un provvedimento che punta a far rientrare il sequestro di uno smartphone, di un tablet e di un pc nel regime delle intercettazioni.
Le sue dichiarazioni
Nordio ha risposto a una interrogazione del senatore Zanettin: “Il cellulare non è più un documento, è una vita. Non è più un documento, è una vita. Non contiene solo le conversazioni di una persona con i suoi interlocutori, ma le conversazioni degli altri interlocutori con altri interlocutori, che vengono poi trasferite attraverso quel sistema di inoltro (si chiama così), per il quale sequestrando un cellulare del signor Muzio Scevola, non si sequestra soltanto la vita di Muzio Scevola, ma anche quella di Furio Camillo, di Tizio, Caio, Sempronio e Martino”. La lista di aule giudiziarie dove sono state depositate trascrizioni di conversazioni al cellulare è infinita. Dal caso delle Olgettine al più dirompente degli scandali nell’ambito “Calciopoli”, con le telefonate tra Luciano Moggi e il designatore Luigi Pairetto. Non ci risulta che scaturissero dal sequestro di un cellulare. Il caso più recente di cronaca è quello del telefonino di Leonardo Apache La Russa. Che gli inquirenti hanno sequestrato e che il giovane ha consegnato spontaneamente.