Giorgia Meloni non sarà contenta
Uno dei peggiori incubi della premier Giorgia Meloni – in quanto donna-madre-italiana-cristiana – si è forse realizzato. La colpa è tutta di una recente sentenza del tribunale Civile di Roma, la quale ha stabilito che sarà possibile per le due madri di una bambina essere indicate sulla carta d’identità della piccola come «genitore 1 e genitore 2» al posto che «madre e padre».
L’eterno meme
Una notizia che porta immediatamente alla mente il comizio del 2019 in cui Giorgia Meloni, allora solamente leader di Fratelli d’Italia e non la seconda carica più importante dello Stato, si lamentava della proposta della sinistra di inserire la dicitura «genitore 1 e genitore 2» in tutti i documenti, venendo poi trasformata in un eterno meme.
Adesso è tutto vero
Ma ora è tutto vero. Grazie all’ordinanza del tribunale capitolino il primo cittadino Roberto Gualtieri, in qualità di ufficiale del Governo, sarà tenuto ad indicare le qualifiche «neutre» di «genitore» in corrispondenza dei nomi delle ricorrenti.
Non si tratta di inclusione, ma di normalità
Il ricorso era stato presentato dalle associazioni Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno, a rappresentanza di due mamme, per contrastare il decreto Salvini che aveva imposto, nel 2019, l’obbligo di modificare la dicitura sulle carte d’identità elettroniche rilasciate ai minorenni, le quali non dovevano più indicare i «genitori», ma «padre» e «madre», escludendo volutamente in questo modo tutte quelle famiglie dove i genitori sono due madri o due padri. Ma non si tratta di includere o escludere, si tratta di normalità.
“si viola i diritti dell’uomo”
Un provvedimento, quello dell’allora capo del Viminale, che era contrario alle indicazioni del Garante della privacy e della Conferenza Stato-città, capace di mettere in difficoltà numerose famiglie omogenitoriali. È proprio per far fronte a una compilazione della documentazione equa e che garantisse i diritti di tutti, che due mamme hanno deciso di presentare ricorso tramite vie legali, vincendo la causa. Peccato che non sia la normalità a mettere a repentaglio i diritti inviolabili dell’uomo.
Se sul documento c’è scritto padre e sono madre, qualcosa non torna
Il tribunale nella sua pronuncia, ha specificato che «La carta d’identità è un documento con valore certificativo, destinato a provare l’identità personale del titolare, che deve rappresentare in modo esatto quanto risulta dagli atti dello stato civile di cui certifica il contenuto. Ora, un documento che, sulla base di un atto di nascita dal quale risulta che una minore è figlia di una determinata donna ed è stata adottata da un’altra donna, indichi una delle due donne come “padre”, contiene una rappresentazione alterata, e perciò falsa, della realtà ed integra gli estremi materiali del reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico (artt. 479 e 480 cod. penale)».
“Salvini va sanzionato”
La sentenza è destinata a fare la storia, potenziale propulsione verso il definitivo cambiamento di una normativa la cui ingiustizia è più palpabile che mai.
«Il tribunale di Roma ha dichiarato illegittima la circolare Padre e Madre, che Salvini fece nel 2019, per vietare ai figli delle coppie LGBT+ di avere i nomi di entrambi i padri o le madri sui propri documenti, causando un danno ai minori, ad esempio scuola, negli ospedali, alle frontiere ed in molti altri casi dove veniva riconosciuto un solo genitore. Ora richiediamo che Salvini e la ex Ministra Lamorgese, che non vollero modificare questa circolare discriminatoria, siano sanzionati, non si può fare politica sulla pelle delle persone, creando danni senza mai avere alcuna sanzione». Lo dichiara Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale.