Non scambiamo le intenzioni. Ora c’è un certo tipo di “corrente” che vuol focalizzare l’attenzione su Navalny come scalmanato nazista. Non è così, non fatevi fregare. Navalny e’ scivolato nel girone dantesco della giustizia russa per un’accusa e successiva condanna per una appropriazione indebita di 30 milioni di rubli ai danni di Yves Rocher.
Da quel momento partono processi avvelenamenti e gulag per aver affrontato a viso aperto tutte le corti di Giustizia russe. Sui fatti avvenuti alla Rocher, Navalny pubblica un libricino per Garzanti dove sono riportati gli atti e da questi documenti sembra veramente che nessuna accusa stia in piedi. Ma la condanna arriva ed è pesante: 9 anni da scontare in carcere di massima sicurezza. Qui oggi non si vuol santificare nessuno. Si vuole affermare il PRINCIPIO di GIUSTIZIA che le persone abbiano in tutti i paesi giusti processi e giudizi sulla base di fatti dimostrati.
Bisogna manifestare per il diritto di esprimere la propria idea
Ricordiamo che Navalny e’ stato processato anche per aver diffamato un ex combattente della grande guerra, solo perché un frame di un video, postato su internet da Navalny nell’ambito di un promo (ricordiamo che Navalny era anche un comunicatore digitale), conteneva la foto dell’eroe di guerra. Lo stesso eroe non denunciò il fatto e Navalny fu denunciato e portato a processo dai servizi segreti russi. Un conto è, quindi, mistificare e strumentalizzare i fatti. Altro discorso è manifestare per la Giustizia non vogliamo tornare ai totalitarismi. Diritto di esprimere la propria idea e diritto ad avere la Giustizia come elemento di garanzia e non di paura.
È paurosa questa tendenza dei media propagandistici che vogliono sporcare sempre l’immagine dei dissidenti: “è morto ma era un fascista è morto ma”.. Della Politkovskaya si diceva: “è morta ma in qualche modo se non se la fosse cercata con pubblicazioni come “La Russia di Putin”, forse sarebbe ancora viva, chissà”.