Sinner trionfa a Rotterdam
Ieri, Jannik Sinner ha sconfitto in semifinale l’olandese Tallon Griekspoor per 6-2 6-4. Oggi, il tennista numero 1 del seeding e – a breve – numero 3 del mondo, ha affrontato e battuto l’australiano Alex de Minaur per 7-5 6-4 nella finale Atp 500 di Rotterdam, scrivendo, ancora una volta, la storia del tennis mondiale.
Sinner scrive un’altra pagina della storia del tennis
Jannik Sinner nella serata di Sabato 17 Febbraio ha scritto una nuova pagina della storia del tennis italiano: grazie alla vittoria su Tallon Griekspoor, che gli ha permesso di qualificarsi per la finale dell’ATP 500 di Rotterdam, l’altoatesino si è assicurato il nuovo best ranking di numero 3 del mondo. Jannik sarebbe diventato sicuramente numero 3 lunedì 26 Febbraio, ma con il successo nella finale di Rotterdam – nella quale ha schiacciato Alex De Minaur – Sinner toccherà la propria migliore classifica già a partire da Lunedì 19 Febbraio.
Il 22enne di Val Pusteria sarà il primo tennista italiano della storia a spingersi fino al numero 3, perlomeno da quando esiste il ranking ATP così come lo conosciamo oggi (per la precisione dal 1973): fino a ieri stasera Sinner condivideva il numero 4 con Adriano Panatta (posizione raggiunta nell’agosto 1976) ma il sorpasso ai danni di Daniil Medvedev lo lancerà ulteriormente – e in fuga solitaria – nell’Olimpo del tennis e in generale dello sport italiano.
Jannik Sinner, il 23esimo tennista più giovane della storia ad entrare in top 3
Jannik, 22 anni e 6 mesi, diventerà il 23esimo tennista più giovane della storia a firmare il suo ingresso in top 3: i più giovani top 3 della storia sono stati Andre Agassi (18 anni, 6 mesi e 8 giorni), Bjorn Borg e Boris Becker (entrambi a 18 anni, 6 mesi e 17 giorni), Rafa Nadal (19 anni) e Carlos Alcaraz (19 anni e 4 mesi). Questa invece l’età del primo ingresso in top 3 degli altri giovani fenomeni della storia recente del tennis mondiale: a 18 anni ci riuscirono Agassi, Borg e Becker, a 19 Nadal, Alcaraz e Wilander, a 20, McEnroe, Djokovic, Sampras, Hewitt, Zverev, Safin e Edberg, a 21 Roddick, Courier, Connors, Lendl, Federer, Ferrero e Murray, a 22 Rios, Coria, Sinner, Moya, Kafelnikov, Vilas, Stich, Ivanisevic e Stefanos Tsitsipas (che proprio oggi è uscito dalla top 10 dopo oltre cinque anni).
Sinner potrebbe battere anche il record di Panatta
Sinner, reduce da 14 vittorie consecutive tra Coppa Davis, Australian Open e appunto Rotterdam, non perde una partita dalla finale delle ATP Finals di Torino con Novak Djokovic: domani Jannik proverà a vincere il 12esimo titolo della sua giovane carriera e nel caso diventerebbe il giocatore italiano con più trionfi in carriera nell’era Open (Panatta ne ha vinti 10). Grazie alle ultime 14 vittorie consecutive Sinner ha superato quota 200 vittorie in carriera a livello ATP (201 con la semi di Rotterdam) diventando il primo giocatore nato dal 2000 in poi a raggiungere questo traguardo (a seguire ci sono Auger Aliassime con 189 vittorie, Alcaraz con 161, Rune con 102, Korda con 100 e Musetti con 96).
Il settimo italiano a raggiungere i 200 successi nell’era Open
Jannik Sinner in generale è stato il settimo italiano a raggiungere i 200 successi nell’era Open nel circuito Atp, e ha raggiunto questo traguardo in meno di cinque anni (la prima vittoria era infatti arrivata nell’Aprile del 2019, a Budapest, contro Valkusz). Davanti a lui in questa speciale classifica italiana ci sono ancora Fabio Fognini (414 vittorie), Adriano Panatta (395), Andreas Seppi (386), Corrado Barazzutti (320), Renzo Furlan (223) e Andrea Gaudenzi (219).
Jannik è già primo al mondo ma ancora nessuno lo sa
Secondo un algoritmo assai diffuso nell’ambiente che si chiama ELO e che stila una classifica in base al valore degli avversari affrontati, Jannik è già numero 1 e non da oggi. Difficile pensare che non abbia ragione. Sinner ha avuto ragione dell’olandese Griekspoor che già aveva sconfitto in Davis a Malaga, non certo in una delle sue migliori giornate e trasmettendo a tratti la sensazione che la sua primaria “preoccupazione” fosse quella di testare la sua capacità di reazione in passaggi sfavorevoli dell’incontro che non quella di travolgere l’avversario in fretta per risparmiare energie in vista della finale di domani. Ne sono prova le sei palle break annullate all’olandese con grande personalità e la crescita di rendimento al servizio (nel primo set le prime palle erano rimaste sotto al 50%) sul finire del match quando invece Jannik ha deciso che il tempo degli esperimenti era finito.
De Minaur oggi non ha avuto speranze
Tutto ciò in cui poteva sperare oggi de Minaur è che il divario fra i due fosse notevolmente cambiato. Nell’ultimo match – la partita decisiva della finale di Davis Italia-Australia – il gap era sembrato come sempre abissale: De Minaur non aveva alcuna arma per contrastare Jannik, a dispetto del soprannome “Diavolo” con cui è definito dai suoi connazionali. Il diavoletto però, nonostante l’impegno, ha ceduto ad un Sinner che non perdona. Quella di Rotterdam non è stata una finale con l’esito scritto in partenza, ma un altro passo di quella fase di crescita fisica e psicologica che porterà Sinner a diventare prima o poi il miglior giocatore al mondo. Come ELO sostiene già da un po’.