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Mosca, detenuto in Romania: la famiglia è allo stremo e chiede aiuto a tutti noi

È uno dei 2.663 italiani detenuti all’estero, come Ilaria Salis e Chico Forti. Accusato di traffico internazionale e nazionale di stupefacenti, Filippo Mosca è recluso dal 3 maggio 2023, «in condizioni disumane», nel carcere di Porta Alba, a Costanza, in Romania. Sfiancata e ormai quasi sul lastrico, la famiglia lancia un appello che dobbiamo raccogliere tutti.

È uno dei 2.663 italiani detenuti all’estero, come Ilaria Salis e Chico Forti. Accusato di traffico internazionale e nazionale di stupefacenti, Filippo Mosca è recluso dal 3 maggio 2023, «in condizioni disumane», nel carcere di Porta Alba, a Costanza, in Romania. Sfiancata e ormai quasi sul lastrico, la famiglia lancia un appello che dobbiamo raccogliere tutti. La sorella di Filippo, Claudia, accende una raccolta fondi sulla piattaforma gofundme: “Giustizia per Filippo Mosca”, chiede la ragazza, sperando in questo estremo tentativo per riuscire ancora a sostenere le spese legali indispensabili per suo fratello. «Abbiamo un avvocato romeno che segue Filippo», spiega la madre Ornella Matraxia. «Le spese legali, già affrontate, ammontano a più di 30mila euro, ma la strada è lunga e in salita e le nostre risorse sono esaurite. Tra parcelle legali e viaggi ogni mese, da maggio, per andare a trovare mio figlio, che si trova in una situazione di profonda prostrazione, non reggiamo più. A quanti ci vogliono bene e a quanti hanno preso a cuore il caso di Filippo, chiediamo sostegno per aiutarci a tirarlo fuori da quel carcere e assicurargli un giudizio imparziale”.

In primo grado, Mosca è stato condannato a 8 anni e 3 mesi di carcere. «Una condanna ingiusta», per i suoi familiari: «Priva di evidenze, basata su menzogne, interpretazioni, trascrizioni e traduzioni errate». Sei giorni fa i magistrati romeni hanno respinto la richiesta di proseguire la pena agli arresti domiciliari. «Ce lo aspettavamo, ma attendiamo le motivazioni. I giudici hanno confermato altri 60 giorni di carcere». Ornella Matraxia, di Caltanissetta, ha provato consultare vari avvocati. «Purtroppo, non mi hanno dato buone notizie. Non ci sono speranze perché al 95% confermeranno la sentenza di primo grado. I giudici d’appello, fissato per il 7 marzo, saranno gli stessi del primo grado. Faccio appello ai ministri Tajani e Nordio affinché intervengano, con un pool di legali italiani, per analizzare le carte processuali e per capire se l’operato dei giudici romeni è stato corretto». Ma che razza d’Appello sarebbe se i giudici saranno gli stessi del processo di primo grado? Si dovrebbero forse dare torto da soli?

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