Ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, Ghali non avrà magari dato il meglio di sé, incespicando un pochino nella lingua italiana. Da parte sua il conduttore non sarà stato pungente nelle domande, è da sempre così e non si capisce di che scandalizzarsi. Selvaggia Lucarelli, in difficoltà quando non ha occasione di usare la sua penna come un bazooka, li attacca entrambi sui social, perché durante il programma non hanno pronunciato la parola “genocidio”, limitandosi a citare “guerra”, “pace”, “massacro”. La giornalista che, dopo il caso Giovanna Pedretti, non sembra aver imparato una lezione di sobrietà, si assicura così il suo di “quarto d’ora di notorietà” quotidiano. Anzi, il suo sgarbo quotidiano. I rilievi a Fazio si potevano e dovevano fare in ben altro modo, è un essere umano con i suoi limiti ma è comunque l’unico ad avere un “filo diretto” con Papa Francesco.
Il temino delle elementari
“Ho recuperato ora l’intervista di Fazio a Ghali”, scrive su Facebook Selvaggia Lucarelli. “E mi spiace constatare che, come prevedibile, si sia assistito a un tentativo (malriuscito) di manipolazione della realtà. Con la sua aria candida e fintamente inconsapevole di quale fosse il tema sollevato da Ghali e Dargen a Sanremo (Gaza e il genocidio in atto), con tanto di lettura di comunicato e reazioni di Israele, Fazio ha finto che la questione fosse solo la PACE. Un concetto neutro eh, che avete capito. E ha finto anche stupore nell’assistere all’agitazione altrui. Quell’ “ALTRUI” però è rimasto senza nome, nonostante un nome lo avesse, e cioè “Israele”. Imbarazzante poi arrogarsi il diritto di riassumere LUI ciò che avrebbe detto Ghali, affermando che non c’è nulla di strano nel pronunciare le parole “guerra” o “massacro”, quando Ghali a Sanremo ha detto una parola molto più precisa, e cioè “Genocidio”. Della serie: nel mio programma la parola genocidio non si pronuncia, altrimenti non si può fingere di non sapere di cosa si stia parlando, altrimenti non si può evitare di pronunciare le parole “Gaza” e “Israele”. Altrimenti non si può fingere stupore. In pratica si sono dette cose più nette e coraggiose a Sanremo e perfino a Domenica in dove qualcuno al massimo ha dovuto eseguire un ordine come un soldatino ma nessuno, con l’atmosfera da parrocchia di campagna, ha recitato la parte di Alice nel paese delle meraviglie. GENOCIDIO, Fazio. Sì era detto “GENOCIDIO”. Non “ w la pace e abbasso le guerre”. E no, non è un concetto semplice da temino alle elementari. È lo sterminio di una popolazione e convertire l’espressione in “guerra” è una scelta molto precisa, che riporta il conflitto su una scala diversa, con una valenza giuridica diversa. Non aveva neppure senso buttare la questione nel calderone dell’immigrazione (i respingimenti) e degli slogan leghisti (aiutiamoli a casa loro), che nulla c’entrano con quello che accade a Gaza. Parole dette solo per annacquare un messaggio e non irritare Israele, perché se si sta parlando di TUTTO, si sta parlando di niente. Il finto stupore, Fazio, va bene per le gag con Luciana Littizzetto, non per un genocidio”. Brutta bestia, l’invidia.