Il 7 dicembre 2023, come ogni anno, la Milano Bene sfilava in piazza, diretta alla Prima della Scala. Dal loggione, mentre il pubblico pagante e no attendeva che la bacchetta del direttore Riccardo Chailly desse inizio al Don Carlo di Giuseppe Verdi, si udì un grido: «Viva l’antifascismo!». La persona responsabile venne raggiunta dalle forze dell’ordine, che procedettero alla sua identificazione. Questo signore, vero melomane come si sa sono i cosiddetti loggionisti, non è per niente da solo. L’anno scorso sono stati fermati 54 milioni di italiani. Sì, avete letto bene la cifra. Quasi tutti, in sostanza. Ognuno di noi è schedato. Ultimo caso riportato dalle cronache, quello dei manifestanti a Roma per onorare la memoria di Aleksej Navalny, il dissidente accoppato in galera in Russia. Chi deponeva un fiore accanto alla sua foto si poteva ritrovare un poliziotto davanti, pronto a intimargli di fornire le proprie generalità. Per carità, il Viminale minimizza. Nessuna stretta alle libertà personali, nessuna direttiva particolare. Semplicemente, si tratterebbe di controlli previsti dall’articolo 4 del testo unico di Pubblica sicurezza. Guarda un po’, aumentati vertiginosamente dai 35 milioni circa del 2021. Gli italiani non sarebbero obbligati a portarsi in tasca un documento, quando escono di casa e vanno per strada. Se una persona viene fermata, è solo tenuta a fornire le proprie generalità. Chiaro, se uno guida un’auto e passa col rosso non può sottrarsi dall’esibire la patente.
Chi, come, dove, perché?
I controlli consentiti alle forze di polizia sono di due tipi: quelli di sicurezza, previsti dall’articolo 4 del testo unico di Pubblico sicurezza; e le identificazioni giudiziarie, previste dal codice di procedura penale. Che sono limitate alle persone sotto indagine o ai testimoni di eventi delittuosi, come il crollo nel capannone Esselunga a Firenze. Ma esattamente come nelle aule giudiziarie non si applicano pedissequamente le leggi, bensì le si interpretano, nelle piazze e per le strade le forze dell’ordine potrebbero contare fino a dieci prima di fermare un cittadino. E chiedersi perché ritengono indispensabile fermarlo. Come canterebbe Sergio Endrigo, Ci vuole un fiore.