Pensierini di Gigetto: “Caro diario, oggi la maestra mi ha preso il cellulare. Però non sapeva spegnerlo e si è arrabbiata quando è suonato in classe. Ha detto che era un collsenter ma non ho capito”.
Prevenire è meglio che vietare
Caro ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, riceviamo e malvolentieri pubblichiamo la sua determinazione nel regolamentare più rigidamente l’uso dei devices nelle scuole primarie e secondarie. Lei aveva già provveduto in tal senso con una circolare del 2022 che, a quanto pare, non l’ha resa ancora contento della situazione. Eppure aveva già disposto la proibizione, se non a scopi didattici e con la supervisione dei docenti. Forse ha nutrito troppa fiducia nella preparazione del personale scolastico riguardo alle nuove tecnologie 2.0. E infatti ora passa alla linea dura e intende vietare del tutto smartphone e tablet nelle aule. Addirittura, sostiene che possono il pericolo di tensioni tra insegnanti e studenti, evocando il rischio di aggressioni. Di recente c’è stato in effetti l’incidente di un cazzotto all’insegnante dell’istituto Alberghiero De Cecco di Pescara, ma anche la violenza di un genitore contro un professore a Reggio Calabria. Non risulta che gli alterchi riguardassero i telefonini. Sì, caro ministro, con degna prosopea batte sul tasto: «Difendere gli insegnanti significa difendere il principio di delega e di autorità che è l’architrave non solo del sistema scolastico, ma anche del sistema democratico», dichiara solenne a Il foglio. «Per le scuole primarie», delimita Valditara, «è raccomandato invece l’utilizzo del tablet esclusivamente per finalità didattiche e inclusive». Esulta la responsabile del Dipartimento Istruzione di Forza Italia, Valentina Aprea: «Condividiamo con il ministro Valditara che nella scuola dell’infanzia e nel primo ciclo l’uhttps://www.dirigentiscuola.org/so del tablet sia solo didattico, per favorire apprendimenti personalizzati al passo con i tempi. Bene anche l’indicazione alle scuole e alle famiglie di evitare l’utilizzo dello smartphone nelle scuole di infanzia, primarie e secondarie di primo grado». Si accodano i Dirigenti scuola: «Conosciamo bene le dispute e le discussioni che attorno al cellulare si consumano in aula, con studenti sempre più insofferenti al cambio delle abitudini ormai consolidate in famiglia e sostenute dai genitori», punzecchia il sindacato, giocando allo scaricabarile sulle famiglie. Non solo, rovesciando le logiche educative: «Regole chiare e certe, interiorizzate nel contesto scolastico, possano anche nel contesto familiare generare cambiamenti positivi, educando gli adulti per il tramite dei piccoli». Nessun cenno alla formazione e all’educazione dei docenti, tantomeno al disporre un’ora di lezione almeno alla settimana con insegnanti preparati, che guidino i giovani nel labirinto di Internet. Basterebbe abolire l’ora di religione: non si farà mai, altrimenti Fazio dedica una puntata all’eventuale sgarro al Papa. Forse consci almeno in parte della complessità della questione, i Sindacati scuola fanno un parziale retrofront: «Tuttavia non bisogna fare passi indietro sul digitale in classe, il vero pericolo è lasciare il digitale fuori dalla scuola». Ah, ecco. Ricordate le tre “I” di Silvio Berlusconi? Inglese, Impresa, Internet? In pieno lockdown, solo la Dad (didattica a distanza) ha permesso ai nostri figli di continuare a studiare. Molti docenti integravano le lezioni con gruppi su Whattsapp, invitando tutti gli studenti. Però è più semplice proibire che approfondire e ragionare seriamente su come gestire il rapporto dei minori con Internet, consultabile con smartphone e tablet. Senza contare che il Web è un villaggio globale ricchissimo di stimoli, contenuti validi, ricerche, dati, cultura. Una delle tre “I” del Cavaliere era Inglese… Londra ha appena varato una stretta sui cellulari e Valditara non ha voluto sentirsi da meno. Fortunatamente, almeno per il momento, non ha disposto la “detenzione solitaria” per un bambino beccato col telefonino in classe.