Home Celebs Musica Kanye West e il non concerto a Milano: performance artistica o truffa?

Kanye West e il non concerto a Milano: performance artistica o truffa?

Il Forum di Assago ha ospitato la presentazione dell’album Vultures, ma senza musica dal vivo: una «serata d’ascolto» con biglietti al prezzo compreso fra 115 e 207 euro. Dal telefono si sarebbe sentito meglio

Concerto è un’altra cosa

Non è stato un concerto. Non c’è stata musica dal vivo: qualcuno ha schiacciato play dal telefono e via con la musica. Ha delle lontane sembianze di un concerto però. Siamo in un palazzetto, anzi nel palazzetto italiano per eccellenza, il Forum di Assago. Ci sono i biglietti messi in vendita solo una settimana fa (molti invenduti, replica il 24 a Bologna). Ci sono due star mondiali, Kanye West e Ty Dolla $ign, entrambi in total black e maschera sul volto che copre occhi, naso e bocca, che presentano Vultures, il loro album collaborativo appena uscito e che in Stars e Carnival contiene pure i cori della Curva Nord dell’Inter, registrati in uno studio alla Barona.

Conta più la scena che la musica

Il parterre intero, senza un palco rialzato, fa da scena; il pubblico è a 360 gradi sulle tribune. Nessuno suona. Nessuno canta, i due non hanno nemmeno il microfono. Idem per gli ospiti – Quavo, Freddie Gibbs, Playboi Carti e altri big della scena rap americana – che arrivano nel corso della serata. L’idea di concerto non è nemmeno accennata: niente video, niente coreografie, sopra la scena solo un telo cilindrico su cui vengono proiettate immagini live e il fumo artificiale a terra. Fine. Siamo in bilico fra la performance concettuale e la truffa. Non è nemmeno qualcosa di paragonabile a dj set dove qualcosa in diretta comunque accade: qui le canzoni sono quelle del disco (ad eccezione di Everybody nella versione con il campione non concesso su dico dei Backstreet Boys) in totale playback.

Vi aveva avvisati, cosa vi aspettavate?

Non è truffa, nessuno si sarebbe potuto aspettare qualcosa di diverso. Sul biglietto la serata era chiaramente indicata come una «audio experience», l’ennesima trovata sbilenca di Kanye West, il rapper più discusso del mondo. Quello che interrompe la cerimonia degli MTV Awards per dire a una Taylor Swift scioccata che il suo premio se lo sarebbe meritato Beyoncé; quello che si candida alla presidenza degli Stati Uniti e finisce per appoggiare Trump e le teorie dei suprematisti bianchi; quello che perde milioni di dollari di contratti con i brand della moda per le sue uscite antisemite e negazioniste e i giudizi indulgenti su Hitler.

La reazione del pubblico è doppia

La fan base più attiva partecipa come a un concerto: cori, fisicità, sudore. La maggior parte sembra qui solo per dire, anzi mostrare sui social, «I was there», io c’ero. Una tendenza che si era già vista la scorsa estate con i concerti di The Weeknd – all’annuncio subito sold out e macchina dell’hype che girava a mille — e il pubblico che, tolte le prime file, era tiepido e distratto. Se la partecipazione a uno show diventa un investimento sulla propria immagine social – i biglietti di Kanye e Ty Dolla $ign andavano da 115 a 207 euro —, il futuro della musica live rischia di essere quello di un fantasy distopico: la presenza fisica dell’artista non è più necessaria, lo scambio empatico fra palco e platea superato.

Siete sicuri che ci fosse Kanye sotto quella maschera?

Il rapper mascherato visto al Forum – potrebbe esserci chiunque sotto – è un oscuro presagio. E un segnale ulteriore è arrivato quando, terminata l’audio experience dei nuovi brani, il pubblico ha dimostrato un coinvolgimento più intenso sulle hit del passato, da Runaway a Off the Grid, diffuse dall’impianto a scena vuota. Ye, così vuole essere chiamato da un po’ di tempo a questa parte, si è inventato il non-show. L’idea dei listening party l’aveva già lanciata con il precedente album Donda, ma allora c’era almeno l’esperienza esclusiva dell’ascolto in anteprima della nuova musica in arrivo. Qui nemmeno quello, Vultures è già sulle piattaforme (e negli Stati Uniti è andato al numero 1 della classifica di Billboard). Ma forse non bisogna più considerare Ye un artista. Piuttosto è un brand. E allora ci sta che possa essere smaterializzato.

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Un ragazzaccio appassionato di sport, cultura e tutto ciò che è assorbibile. Stanco della notizia passiva classica dei giornali e intollerante all'ipocrisia e al perbenismo di cui questo paese trabocca. Amante della libertà e diritto della parola, che sta venendo stuprata da coloro che la lingua nemmeno conoscono. Contrario alla censura e alla violenza, fatta qualche piccola eccezione. Ossessionato dall'informazione per paura di essere fregato, affamato di successo perché solo i vincitori scriveranno la storia.