Il film sulla parabola del re del Reggae, Bob Marley-One Love, sta andando forte. Conquista il podio al box-office nel weekend, volando a 1,2 milioni di incassi. Dalla popolarità indiscussa, geniale folletto dai capelli rasta capace di infondere gioia di vivere e di ballare, Bob Marley è morto troppo giovane, a 36 anni.
È immortale come simbolo della lotta contro il tallone di ferro di certa politica e contro l’apartheid, tanto da meritare la Medaglia della pace dalle Nazioni Unite. Tutto questo è ignoto all’ex deputato Mario Adinolfi, una trottolina amorosa che ha vestito tutti i colori politici possibili.
Anche giornalista per mancanza di inchiostro, una penna raffinata e pacifista che ha scritto, a detrimento del diritto all’eutanasia: “Dj Fabo è morto. Ora la nostra domanda è semplice: speculando su questa tragedia, che legge volete? Volete il sistema svizzero, che sopprime un disabile a listino prezzi? Iniezione di pentobarbital, pratiche e funerale, 18mila euro tutto incluso. Volete sfruttare l’onda emotiva per ottenere questa vergogna? Hitler almeno i disabili li eliminava gratis”.
Minchia signor censore
Il vostro (nostro, mai) Adinolfi ora è indignato per il film su Bob Marley: «Quel film andrebbe vietato ai minori. Non sono un censore, evviva Bob Marley». Un colpo al cerchio e uno alla botte.
«Però un film che trasmette un messaggio secondo cui il rapporto con la droga è funzionale a una produzione artistica, in età adulta può essere compreso. Ma su un minore può avere un impatto molto dannoso», detta all’Adnkronos.
Non pago, batte e ribatte sullo stesso tasto: «I film che hanno all’interno una sorta di idealizzazione del rapporto con la droga, in particolare con l’hashish e la marijuana, andrebbero vietati ai minori. Oltretutto, c’è una scarsa cultura, anche scientifica, rispetto al dato che per i minori il consumo di cannabis è dannosissimo a livello cerebrale».
Ma lo sa il Sig. Mario Adinolfi che in vari Paesi, compresa l’America del suo idolatrato Donald Trump, la cannabis è adottata a livello terapeutico? Poi, questo avventuriero dei ragionamenti, convinto che la donna debba essere sottomessa all’uomo, affonda il dito in quella che a suo avviso è una piaga della famiglia: «I genitori non devono essere lasciati soli. Se la politica dice “liberalizziamo la droga” e il cinema propone un modello permissivo rispetto all’uso della marijuana e dell’hashish, la famiglia non ha più la forza di dire al proprio figlio di non farsi le canne. La politica aiuti la famiglia costruendo una cultura non permissiva. E le strutture dello Stato aiutino i genitori a porre un divieto che non appaia insensato».
Bob Marley? Il traviatore dei minorenni. Ma ci faccia il piacere. Ed eviti di ridurre l’arte di un musicista sublime all’ispirazione di uno spinello: Bob componeva, suonava e cantava in virtù del suo grande talento, caro Adinolfi. Inoltre, se ancora ha un granello di sale nel cervello, provi a immaginare quanti minorenni vanno a vedere il film su un uomo che, per evidenti ragioni generazionali, forse non hanno mai nemmeno sentito nominare. Nel film si vedono spinelli? Che cosa si aspettava, merendine e succhi di frutta?