C’erano una volta gli Skiantos, capofila del punk bolognese, maestri del demenziale guidati dallo scomparso Freak Antoni, uno che rifilava colpi di genio come «la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo». C’erano una volta i Krisma di Maurizio Arcieri, un altro avanguardista che se ne è andato.
E c’erano i Cccp, band più politicizzata del punk, che guardavano all’Urss come modello. A volte ritornano ed è il loro caso, però li scopriamo cambiati, filomeloniani. Giovanni Lindo Ferretti e il suo gruppo puntano sul revival con una reunion e, per lanciare il loro ritorno, partono da Berlino ex Est.
E puntano su un “bravo presentatore” abile nel creare zizzania, il giornal-narcisista Andrea Scanzi del Fatto quotidiano. Apriti cielo. Appena appare al pubblico, si scatena una selva di fischi, insulti, parolacce ma lui continua imperterrito, sciorinando un’apologia dei Cccp con indubbia proprietà di linguaggio e insieme toni da televendite.
Non sono come tu mi vuoi
Ferretti accorre in suo soccorso: «Quanta voglia di purezza in questi sguardi, quanta voglia di poter odiare qualcuno perché ti sta sui coglioni», moralizza il leader dei Cccp, «e lui sta qua, perché vi sta sui coglioni, perché non abbiamo mai voluto che tutti la pensassero come noi, perché portiamo il disordine e non l’ordine, non quello che volete voi, non sono come tu mi vuoi».
Bah. Ai tempi d’oro esaltavano la «stabilità» dell’Unione Sovietica, l’ordine della Berlino Est nata dal muro… E si proclamavano sempre e comunque anti-establishment: «Non fare di me un idolo, mi brucerò; se divento un megafono, m’incepperò».
Che dire… dalla falce e martello alla calce e righello. Imbiancati e privi di dubbi, i Cccp si sforzano di studiare colpi di teatro per animare i propri show, sorretti dal buon Scanzi. Show must go on!