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La strage di Erba: Olindo, Rosa, Azouz e la famiglia Castagna di Fabrizio Corona

Il primo personaggio di cronaca trasformato in un’icona mediatica

Non è una questione di auto celebrazione, ma diciamo che Azouz nella mia vicenda personale ha rappresentato il primo personaggio di cronaca trasformato in un’icona mediatica.

Era il 2006, fu arrestato perché accusato di essere assassino della moglie e del figlio. Appena rientrato in Italia si fece pochi giorni e uscì con una camicia azzurra, un paio di occhiali da sole Dolce&Gabbana e camminava in perfetto stile re dei paparazzi. In questo modo ottenne l’attenzione della cronaca che ai tempi stava superando il gossip.

Il fiuto di Fabrizio Corona

La strage di Erba, con quell’omicidio efferato di più persone, aveva colpito l’attenzione mediatica. La mia spavalderia, il mio intuito, mi dissero di metterlo sotto contratto: gli portai più di dieci mila euro e mi diede l’esclusiva della prima intervista del funerale. Lui non era triste, non sembrava disperato per ciò che era successo. E questo a causa della sua voglia di apparire, prima ancora dell’era dei social: il suo volto in televisione passato su tutti i canali e su tutti i quotidiani più importanti, col suo bel faccione, lo aveva rincuorato, perché era convinto di essere diventato una star. E l’incontro con Fabrizio Corona rappresentava il suo sogno.

Quando arrivai in Tunisia, tra il gennaio e il febbraio 2007, fuori casa sua c’erano più di 500 tra fotografie e giornalisti, il triplo di quelli che ci sono oggi. Io arrivai col mio staff: operatore fotografo, con la coda, vestito Dolce&Gabbana, autista. Davanti alla porta si aprirono le acque e tra le urla dei giornalisti di Rai 1 e Canale 5 entrai e firmai l’esclusiva del pre-funerale, riprendendo i corpi nudi, martoriati, posti su delle lenzuola stese per terra. Avevo già venduto l’esclusiva e guadagnato il titolo, ma da lì a poco arrivò l’arresto di Vallettopoli.

Il resto della storia la sapete, o forse no

Azouz andò per la sua strada, seguì il processo, una storia che conosciute tutti. Le confessioni, secondo alcuni, di Rosa e Lindo, hanno portato oggi al processo di revisione. Succede una cosa strana però: nel 2013, dopo 3 mesi di carcere a Busto Arsizio, vengo traferito a Opera per punizione. Cella chiusa 24 ore su 24, senza televisione e senza fornello, per cucinare dovevi parlare con il responsabile dell’isolamento, ed è proprio lui, Olindo Romano.

Olindo era in carcere da tre o quattro anni, impassibile, calmo, pacato. Lui poteva stare tutto il giorno fuori dalla cella, curare l’orto e cucinare per i detenuti dell’isolamento. Era schivo con tutti tranne me. Stava attaccato alle sbarre della cella con il caffè che mi aveva preparato ed io parlavo con lui. Era disperato per la separazione della moglie, ma già ai tempi si riteneva vittima del sistema e in galera ingiustamente.

Quella maledetta ossessione per l’attenzione mediatica

Azouz scomparve, fu condannato per droga e si fece un po’ di galera. Poi scappò in Tunisia nel silenzio, fino a quando, qualche anno fa, per ricercare quella attenzione mediatica – che è l’unica cosa che gli è sempre interessata, e per distrarre anche l’inchiesta – disse che Rosa e Lindo erano innocenti. Da lì ci furono tanti tentativi di richiesta di revisione del processo, e il mio amico Davide Parenti, uno degli uomini più importanti della storia dei format della televisione italiana, ha fatto sua questa convinzione. Porta avanti questa battaglia da più di cinque anni, studiando minuziosamente il caso con numerosissimi servizi al suo programma Le Iene, che spiega nell’effettivo racconto fatto su Italia 1 la possibilità della loro innocenza.

Antonino Monteleone, uno degli inviati più importanti de Le Iene, ha seguito il caso e ha intervistato Lindo in carcere. Con un permesso, è riuscito persino a portarlo nel luogo del delitto. Poi ci sono tanti altri giornalisti in cerca di gloria, in particolare una che noi non citiamo per non darle pubblicità, che oggi abbiamo soprannominato “mano tremolante”, che cavalcando il suo istinto di comunicazione dei social, ponendosi sempre dalla parte opposta per attirare attenzione e fare polemica, ha scritto per quei vari quotidiani semi-importanti che le pagano briciole, pezzi in cui apertamente attaccava Parenti e Le Iene. Non solo, confermava l’assoluta certezza di Rosa e Olindo.

Qual è il problema della nostra cara giornalista?

Il problema è che la tipa non ha mai letto una carta giudiziaria, prima di arrivare oggi alla sentenza dell’ambiente della revisione a Brescia, che ha riportato attenzione sul caso mediatico.

Ho rivisto Azouz

Ho rivisto Azouz, pagandogli il biglietto aereo, cinque/sei mesi fa a casa mia per un progetto di un documentario. Non l’ho trovato bene, con i suoi soliti problemi e sempre con quella voglia insana di apparire. Si è trasferito in Tunisia e ha un supermercato insieme ai suoi due fratelli, di cui uno, ai tempi dell’omicidio, era famoso per essere il capo in un giro di spaccio di droga importante nella zona di Como.

Ci sono 3 scenari possibili

Ecco quali sono i 3 scenari possibili all’interno di questa inchiesta, visti dalle varie parti che studiano questo caso: il primo tratta di una rivendicazione da parte di islamici marocchini contro Azouz e i fratelli, perché la casa in cui viveva con la moglie e il figlio era condiderata la sede dello spaccio. E all’interno di questa teoria – che non vi spieghiamo qui – potrete trovare una miriade di materiale che lo prova e che potrebbe scagionare Rosa e Olindo.

La seconda teoria è legata a un giro di corruzione, di potere e di denaro della famiglia Castagna: i fratelli e il padre della donna uccisa legati agli uomini della polizia della cittadina, secondo cui i colpevoli dell’omicidio sarebbero proprio loro. E anche qui avremmo una miriade di carte e di punti interrogativi rimasti irrisolti. Lo stesso e unico testimone Mario Frigerio ha per primo dichiarato una cosa poi un’altra. Si dice sia stato indotto dalla polizia a fare i nomi di Rosa e Olindo, anche se le modalità del suo accoltellamento alla gola richiamano un’usanza islamica.

Infine c’è chi conferma che siano loro i colpevoli. In quei due giorni con Azouz, libero di parlare tra gli effetti dell’alcol e della cannabis, l’unica cosa che ho potuto notare erano dichiarazioni senza senso, tutte per essere ancora protagonista di uno spettacolo televisivo che oggi, a Brescia, lo ha accolto come ai vecchi tempi.

Una sola cosa è certa

Unica cosa certa, che posso dirvi secondo la mia esperienza, è che lui non sa veramente un cazzo. Sapere qual è la verità è impossibile, e la legge purtroppo condanna spesso per condizione, senza leggere le carte o guardare attentamente tutte le prove, e senza pensare che si gioca con la vita delle persone, che è una sola.

Oggi la sentenza della revisione è stata rinviata al 16 aprile, quel giorno si saprà se si potrà fare di nuovo il processo per il piacere della stampa, delle telecamere, dei colpevolisti e innocentisti. La verità non la sapremo mai, però godetevi lo spettacolo.

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