Per noi di Dillinger il processo per presunto stupro di gruppo a Ciro Grillo e a tre suoi amici è una chiave di volta per capire in che Paese viviamo. Se la giustizia è davvero uguale per tutti ma, soprattutto, per tutte. Se la nostra “meglio gioventù” creda in certi valori o soffra di delirio di onnipotenza.
Se le famiglie tacciono e lavano i panni sporchi in casa o si fanno carico almeno di qualche corresponsabilità. Se la cosiddetta “Vita Smeralda” nasconda ambigue pulsioni e nottate sciagurate. Ce lo chiediamo ancora di più oggi, alla vigilia dell’8 marzo, “International women’s day”, qui da noi detta Festa delle Donne.
In aula al tribunale di Tempio Pausania viene ascoltato il padre di Roberta, nome fittizio di una delle due ragazze presunte vittime della violenza sessuale di gruppo.
Attacchi di panico
«Mia figlia dopo aver saputo delle fotografie hard che quei ragazzi le avevano scattato mentre dormiva sul divano ha iniziato ad avere attacchi di panico. Si isolava, non parlava più. Non era più la stessa».
Parole che piovono come pietre. L’altra giovane che si presenta parte lesa e che ha denunciato Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria è Silvia, altro nome falso che protegge la sua privacy. Roberta sostiene che Silvia, svegliandola, le abbia detto: «Mi hanno violentato tutti».
Perché non ha usato i denti?
In una pausa dell’udienza, l’avvocatessa difensore di Corsiglia, Antonella Cuccureddu, ha provato a spiegare ai giornalisti presenti la ragione di certe sue domande a Silvia, come: «Ma se aveva le gambe piegate come ha fatto a toglierle gli slip?», «perché non era lubrificata?», «perché non ha urlato?», «perché non ha usato i denti?», «perché non si è divincolata?».
Cuccureddu ha avanzato la sua acuta argomentazione: «La domanda sul perché non fosse lubrificata, per dire, l’aveva posta anche l’avvocata Giulia Bongiorno che difende la ragazza. Questo non l’ho visto scritto da nessuna parte. Mi chiedo, come mai non lo scrivete? Eppure avete i verbali d’udienza…».
Qualcuna delle nostre lettrici chiarisca alla battagliera e ferratissima legale un punto non marginale: la relazione tra “lubrificazione” e “rapporto consenziente”. Per delicatezza e rispetto, ci limitiamo a osservare che una domanda come questa scava nel vissuto di una ragazza durante una notte in cui la sua sessualità e la sua femminilità, sia pur non si sia trattato di stupro, non pare essere stata presa in sufficiente considerazione.
Lo psicologo in aula
Fra i consulenti in aula anche lo psicologo che ha preso in cura Silvia. Per raccontare le sue condizioni psichiche dal 2019, anno dei fatti in esame. Di recente, lo specialista ha informato che il quadro di Silvia è peggiorato da quando lei è stata esaminata in aula e ha risposto (nell’arco delle varie udienze) a circa 2mila domande.
Ciro Grillo ha 23 anni. Non apre bocca, mai un intervento, niente di niente, pur da 5 anni maggiorenne e presumiamo nell’età della ragione. Il padre Beppe ci risulterebbe aver definito anni fa i ragazzi, in un video, «quattro coglioni che si divertono». Davvero divertente, Garante.