Il Papa che twitta e alza il telefono, per chiamare di persona come mai era successo prima di Bergoglio, è sempre tra noi. Francesco prega per le donne vittime di violenza e chiama Gino Cecchettin, il padre della povera Giulia, trucidata dall’ex Filippo Turetta l’11 novembre scorso.
Cecchettin sr. ha furbescamente aspettato il lancio del suo libro sulla figlia, Cara Giulia, presentato al teatro Verdi di Padova. Dove ha raccontato lo squillo del suo cellulare, in linea il cardinale Matteo Zuppi.
«È stato lui a chiamarmi dicendomi: “Ti passo il Santo Padre”», spiega Gino Cecchettin. Che invece di baciarsi i gomiti e accendere un cero alla Madonna per un onore del genere, ha fatto pure un po’ lo snob.
«Io ho un rapporto con i “piani di sopra” un po’ equivoco», si permette di specificare, sfiorando i limiti della blasfemia. «Ma per quanto uno non ci creda, comunque lui rappresenta due miliardi di persone e quando senti le sue parole, senti due miliardi di persone che ti danno una pacca sulle spalle e ti sostentano. Questo è uno dei regali di Giulia». Liquidare i cattolici come persone che “danno una pacca sulle spalle” può essere commentato solo con uno dei colpi di genio di Woody Allen: “Ma chi ti credi di essere, Dio?”. “Be’, a qualche modello dovrò pure ispirarmi”.
Per ascoltare parole finalmente serie riportiamo il pensiero del cardinale Zuppi: «La Chiesa in Italia ha ancora un peso e una grande visibilità, che va molto al di là dei confini che noi tracceremmo. Penso all’esperienza dei funerali di Giulia Cecchettin. Restituisce un’immagine di Chiesa viva. Tanti di quelli che erano presenti in quell’occasione difficilmente frequentano le nostre parrocchie o si confessano cristiani, però erano lì. Questa è una Chiesa ancora rappresentativa, che ha saputo essere vicina, che è divenuta quasi il luogo “naturale” in cui ritrovarsi». Ci rifletta il presuntuoso Cecchettin.