Ah, le Poste… Ci affliggono con code interminabili agli sportelli (se ce ne sono 6, immancabilmente se va bene ne sono aperti 2), consegnano le missive in ritardo e lasciano quegli odiosi pizzini di avviso che costringono ad altre code. Hanno creato un disagio al già inguaiato Riccardo Agresti, dirigente scolastico della scuola Mellone di Ladispoli che ha sospeso un bambino di 6 anni afflitto da adhd, deficit dell’attenzione e iperattività.
Agresti è stato sospeso a sua volta dal ministero della Pubblica Istruzione. Non ha rispettato la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale che lo riammetteva a scuola. Il preside si lamenta con La Repubblica: «Ho allontanato il bambino per dare un messaggio forte ai genitori. Come a dirgli: “Tenetevelo e ragionate su cosa fare”. Ma io sono per l’inclusione». Dice di non essersi adeguato alla sentenza perché «non avevo aperto la posta. L’avvocato della famiglia del bambino ha girato via e-mail la sospensiva nel pomeriggio del 4 marzo, quando le segreterie erano chiuse».
Maestre sudate
Continua il preside Agresti: «Il giorno dopo il padre si è presentato a scuola sventolando dei foglietti (i documenti del Tar, ndr), ma a me la posta è stata girata solo dopo. Sono stato convocato da Anna Paola Sabatini, la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio. La vedrò all’inizio del mese prossimo. Dirò che io non ho dato seguito alla sospensiva del Tar perché non lo sapevo, non mi era stato comunicato».
A sua difesa, spiega di aver sospeso il bambino per mandare un messaggio alla famiglia: «Ma non mi sembra abbiano capito. Venerdì mattina le maestre erano già sudate per stare dietro a quell’alunno, era ingestibile. Così abbiamo chiamato il padre, che è venuto a prenderselo, in totale tranquillità».
Pierino la peste
Agresti descrive così le intemperanze dell’alunno: «Non riesce a stare attento per più di 5 minuti, dice alle maestre “fallite”, non socializza in classe. I genitori dovrebbero dialogare con la scuola. Abbiamo casi più gravi, ma quelli riusciamo a gestirli. Evidentemente qui c’è un perché».