“Ha messo l’Italia in un vicolo cieco, ci sta portando verso la Terza guerra mondiale. E continua a inviare armi all’Ucraina, indebitando gli italiani. Tiri fuori il coraggio, elabori un piano di pace europea”. È uno dei passaggi dell’intervento che Giuseppe Conte ha rivolto a Giorgia Meloni alla Camera.
Ma non era Conte che, quando si parlava del conflitto in Ucraina diceva “La pace va costruita, nessuno ci dica che Putin non la vuole. La pace va costruita giorno dopo giorno“. Inequivocabili, parole di Giuseppe Conte dette circa due anni fa, ma che ancora oggi sono al centro del dibattito. Infatti, proprio secondo Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, non ci sarebbero differenze tra la posizione del leader del M5s sull’invio di armamenti a Kiev e quella del presidente russo, Vladimir Putin.
Per dimostrarlo riporta due esempi, usando frasi pronunciate dagli stessi
- Putin: “Se volete fermare veramente la guerra, allora dovete fermare la fornitura di armi all’Ucraina. Fate questo e la guerra finirà in poche settimane”.
- Conte: “È chiaro che per noi dire che bisogna perseguire la vittoria militare dell’Ucraina, come c’è scritto nella risoluzione Ue, e pensare di dedicare 5 miliardi all’anno in armamenti a Kiev è una linea insostenibile”
La conclusione di Gori non lascia spazio a equivoci: “Trovate le differenze. Non ce ne sono? Appunto”.
Caro Gori, lei ha perfettamente ragione, peccato che Conte forse non si renda conto della poca democrazia che contraddistingue Vladimir Putin.
