Pupo non è ancora riuscito a mettere pace nel mondo, in preda a un’estasi spirituale che lo illude di spiccare il volo come una colomba. Ce l’ha fatta invece a fare incazzare i lituani, popolo fiero e tosto.
Indignata per il concerto di Pupo al Cremlino del 15 marzo scorso, la Lituania ha cancellato il concerto del cantante, in programma il 26 aprile a Siauliai, città a Nord Ovest della capitale Vilnius, circa 140mila abitanti. In un comunicato stampa si legge: “Una buona notizia per tutti coloro che non sono indifferenti all’aggressione russa all’Ucraina. Chiudiamo le porte della Lituania a tutti gli artisti filo-russi”.
Ma che ‘cce frega, ma che ce’ ‘mporta
Voi direte, giustamente: “Ma che c***o ce ne fotte?”. Pare sia la notizia “politica” del giorno per tutti gli organi di stampa italiani, solerti nell’allineare l’incidente al dibattito sulla guerra in Ucraina. Roba da chiodi. Che non succede in Lituania, un Paese serio.
Bagnata a occidente dal Mar Baltico, questa nazione, che conta meno di 3 milioni di abitanti, ha vissuto sulla propria pelle l’aggressività spesso spietata dell’Orso russo. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, nel Paese si costituì un coraggioso moto indipendentista, represso dalla polizia segreta sovietica. Tra torture, esecuzioni e deportazioni in Siberia, centinaia di intellettuali, ecclesiastici cattolici, funzionari e giovani studenti lituani scomparvero; decimando l’élite autoctona, l’Urss piegò questa terra al proprio dominio.
Nel 1990, la Lituania è stata la prima delle Repubbliche baltiche a dichiararsi indipendente, approfittando della glasnost di Michail Gorbačëv.
Pupo sfodera la sua vibrante retorica e accusa i lituani: «Mi fecero capire che se avessi cantato al Cremlino, non avrei potuto cantare in Lituania. Con tutto il rispetto, posso prendere ordini dagli amici lituani? In vita mia non ho mai preso ordini da nessuno, ho sempre fatto quanto ritenevo giusto e opportuno. Io credo che cultura, arte e musica non debbano subire alcun tipo di censura. C’è da dire una cosa, i signori lituani parlano di intolleranza, ma in questo caso mi pare che gli intolleranti siano loro, perché la Russia nemmeno mi ha mai messo di fronte a una scelta simile. Se i russi mi avessero detto la stessa cosa, non l’avrei accettata da uomo libero, artista libero e che ama e rispetta tutte le culture del mondo. Chiunque voglia impedire agli artisti di portare la loro arte e creatività nel mondo, non va d’accordo con me. Quindi sono molto felice».
Contento tu…