C’era una volta la discografia prima di Internet. Noi liceali ci scambiavamo 33 giri con la venerazione dei musulmani per la Mecca e registravamo musicassette che le multinazionali giudicavano illegali, punte nel vivo dei loro lauti fatturati. Preistoria, ci rendiamo conto.
Poi è esploso il web e i ragazzi si sono presto ingegnati a escogitare sotterfugi per scaricare abusivamente i brani di successo: la discografia, sia italiana sia mondiale, ha gridato allo scandalo, raffigurandosi come colpita da irrimediabili perdite e truffata senza ritegno.
Magico streaming
Infine, la paroletta magica: streaming. Ovvero la megatorta su cui le major si sono tuffate a pesce, servendosi ognuna su un piatto d’argento la propria fetta di lucro, garantita dalle nuove tecnologie, che hanno aperto il mercato ai download a pagamento.
Adesso che le cose vanno a gonfie vele, non c’è traccia di discografico che faccia il mea culpa di tale vittimismo. Tutti muti sugli yacht a godersi Babilonia.
Piatto ricco mi ci ficco
Come riporta l’Ansa:
“Il 2023 anno da incorniciare per il mercato discografico italiano, che registra una crescita del 18.8% per un totale di 440 milioni di fatturato: segno di un’evidente vitalità del mercato della musica in Italia, che mette a segno una delle percentuali di crescita più alte del mondo e si posiziona come terzo mercato nell’Unione Europea, raggiungendo il migliore risultato di sempre in termini di percentuale con incrementi significativi in tutti i segmenti.
La performance positiva del mercato della musica è registrata anche a livello globale: secondo i dati del Global Music Report di Ifpi, infatti, l’incremento del mercato discografico internazionale è del 10.2%, pari a 28.6 miliardi di dollari, e segna il nono anno consecutivo di crescita.
In Italia a trainare il comparto è lo streaming, che ricopre da solo una quota pari al 65% del mercato e i cui ricavi sono cresciuti del 16.2%, arrivando a più di 287 milioni, per un totale di oltre 6.5 milioni di abbonati premium ai servizi di streaming (+9% rispetto all’anno precedente).
Sono i ricavi dagli abbonamenti alle piattaforme streaming ad aver guidato il settore: il segmento premium è infatti cresciuto del 18.4%, arrivando a più di 190 milioni di ricavi. Nell’area più ampia del digitale (che chiude con un incremento del 15.7%) a segnare una decrescita è solo il segmento del download, giù dell’11.8%.
La centralità dello streaming è evidenziata anche dalla ricerca Ifpi Engaging with Music, secondo cui nel 2023 i consumatori italiani hanno speso 20.9 ore settimanali nell’ascolto musicale e il 60% del tempo è stato destinato all’ascolto di musica digitale (equamente suddivisa tra piattaforme di audio streaming e piattaforme di long-form e short-form video streaming). Inoltre, il 73% ha ascoltato musica tramite servizi di streaming audio licenziati (nella formula in abbonamento o con pubblicità).
Anche il segmento fisico registra una crescita, posizionando l’Italia come ottavo mercato a livello mondiale: con ricavi pari a quasi 62 milioni, segna infatti +14.4% e ricopre una quota di mercato del 14% (un dato che nel 2013 corrispondeva al 68%). A guidare il comparto è l’inossidabile vinile, che cresce del 24.3%, ma si segnala anche una resistenza del cd, su del 3.8%”.