Enrico Mentana è un fior di giornalista, forse pecca solo di quel pizzico di arroganza che condivide con colleghi come Marco Travaglio o Beppe Severgnini. Ospite di Fabio Fazio con la penna di diamante del Corriere della Sera, Fiorenza Sarzanini, “mitraglia” ha preso una posizione ferma e argomentata sulla strage di Mosca e sull’Isis, anche a costo di contraddire i suoi interlocutori.
«Dobbiamo stare attenti», riflette Mentana. «Perché siamo in un’epoca di cesura storica in cui tutte le concezioni che sembravano acquisite per sempre sono rimesse tutte in discussione».
«Pensiamo a tutta la campagna elettorale tambureggiante sul tema dell’antifascismo», avverte il direttore del TgLa7, «e del pericolo che avremmo corso se si fosse avuto un governo di centrodestra. Il risultato è stato che il partito che ha vinto le elezioni è stato quello di Giorgia Meloni».
Detto “mitraglia” per la velocità nell’eloquio e per le sue maratone in diretta, il giornalista quindi disegna un quadro dell’informazione ai nostri tempi, distinguendo tra una «narrazione dominante» e un’altra «controcorrente», che si scambiano a turno il primato sui mass media. Dando una lezione di svisceramento di un “bispensiero” già noto a George Orwell nel suo romanzo 1984.
Evocando la puntata del 7 ottobre di Che tempo che fa, ospite Liliana Segre, Mentana prende a rasoiate il pensiero dei luoghi comuni: «Quel giorno qui si raccontava una storia. Contemporaneamente però si stava facendo anche una narrazione, lì sì, completamente diversa, quella pro-palestinese, che poi ha dilagato. È che tutta una serie di certezze stanno crollando, persino dall’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) sento dire che Putin però ha le sue ragioni, e che Hamas tutto sommato anche».
Il dibattito passa a vertere sull’attentato dell’Isis a Mosca e Fiorenza Sarzanini si domanda il senso dei 5mila euro che i terroristi avrebbero intascato: «Qual è la tariffa, più o meno?», la punzecchia Mentana. «È ovvio che Putin sia il nemico numero 1 dell’Isis. E questo è un problema», fa autocritica il giornalista, «che noi non avevamo proprio visto, ma che è un problema grosso per la Russia».