Mai come oggi il mondo universitario è nell’occhio del ciclone. Prima la polemica per Giulia De Lellis che è stata ospitata dall’Università Bocconi di Milano. Poi il rapper napoletano Geolier che ha incontrato gli studenti dell’Università Federico II di Napoli. Per chiudere il cerchio interviene il ministro dell’Università Anna Maria Bernini che chiama il capo della Polizia, Vittorio Pisani, per il tema della sicurezza. Sono due situazioni diverse ma che ci fanno trarre un’unica conclusione: l’istruzione così non va da nessuna parte. Tra psuedo modelli che vengono osannati come trofei e un Ministro che deve combattere con l’inciviltà che vige nei suoi atenei.
La telefonata del ministro Bernini
La telefonata è breve, si parla di quel che accade negli atenei tra manifestazioni, irruzioni e scontri. Quello a cui stiamo assistendo è un dissenso legato al conflitto in Medio Oriente che cova da mesi. Il problema è che ora si è fatto protesta accesa dei collettivi: i comunisti di Cambiare rotta e Fgc, Cua (Collettivi universitari anonimi), Zaum (Zone autonome università e metropoli). Il colloquio serve a Bernini per chiedere direttamente a Pisani la disponibilità a un incontro, che avverrà già nei prossimi giorni. Questo per definire, insieme, l’ordine del giorno: “la ricognizione sul livello di allarme raggiunto nelle università e una valutazione sui modi più opportuni per intervenire per coniugare libertà e sicurezza all’interno degli atenei”.
Il problema vero e proprio è che il dissenso a cui stiamo assistendo consiste in una negazione della libertà di espressione. Proprio a sinistra, laddove si parla di pluralismo, di riconoscimento delle identità e di libertà, abita la massima incoerenza. Questo avviene nel momento in cui non la si pensa come loro. È giusto e sacrosanto che il ministro intervenga, non perché appartiene a un governo di destra, ma perché deve mettere fine a questo scempio che implica L’impossibilità di applicare un articolo che troviamo all’interno della nostra costituzione. In secondo luogo, tramite queste manifestazioni pro-Palestina, viene messa a repentaglio la sicurezza di studenti che altro non vorrebbero se non frequentare l’università in modo pacifico.