“Abbiamo già presentato alla Corte un’ampia documentazione per la richiesta dei domiciliari a Ilaria Salis. Oggi il giudice, all’udienza, dovrà decidere. Con l’udienza di oggi, il processo entra in fase istruttoria”, ha detto il legale dell’attivista. L’avvocato ha precisato che l’istanza per i domiciliari propone innanzitutto una dimora in Italia, richiamandosi alla decisione quadro del Consiglio Ue sulle misure alternative alla detenzione cautelare. E, solo in secondo luogo, “un’abitazione sicura a Budapest, affittata con garanzie appropriate e offrendo una cauzione di 40 mila euro. Il giudice rifiuterà quasi certamente i domiciliari in Italia, potrà accettare quelli a Budapest, ma potrà anche rifiutarli”.
Le novità dalla famiglia della Salis
Ieri c’è stata la visita in carcere per la famiglia Salis. Hanno incontrato sia Zerocalcare, che ha disegnato per Internazionale “il pozzo“, che Ilaria ha poi citato nel suo diario, che Ilaria Cucchi e Nicola Fratoianni. Non è da poco che si parla dell’ipotesi di una candidatura di della Salis alle Europee. Ma Roberto Salis che: “Con nessuna forza politica si è parlato di una possibile candidatura. Nessuno me l’ha proposto e non ne ho parlato con Ilaria, ora pensiamo ad avere i domiciliari”. Nel mentre nella capitale ungherese è arrivata anche Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, per “esprimere vicinanza a Ilaria e alla sua famiglia e per dire che i diritti dei detenuti vanno rispettati ovunque, specialmente all’interno dell’Unione europea”.
Gli altri parlamentari arrivati a Budapest sono Sandra Zampa del Pd, Stefania Ascari e Riccardo Ricciardi del M5s e Ivan Scalfarotto di Italia Viva. Per quanto riguarda le condizioni di Ilaria Salis, dopo la visita alla figlia, Roberto Salis è arrivato all’ambasciata italiana per un incontro con l’ambasciatore Manuel Jacoangeli. Ha detto che “Ilaria sta bene ed è fiduciosa e speranzosa per l’udienza”.
Ilaria Salis è entrata così in aula: manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie e una catena tirata da un agente come un guinzaglio. Esattamente come accaduto nell’udienza del 29 gennaio.