Luciano Canfora non è un agit-prop né un estremista di sinistra. È un filologo grecista e storico, Medaglia d’oro della Repubblica ai benemeriti della scienza e della cultura, barese e 8enne. Il 16 aprile è convocato in Tribunale, accusato di diffamazione da Giorgia Meloni.
Il presunto dolo ai danni del premier risale al 12 aprile 2022. Nel corso di un convegno al liceo Fermi di Bari, Canfora aveva sostenuto: «Siccome è una neonazista nell’animo si è subito schierata con i neonazisti ucraini. È diventata una statista molto importante ed è tutta contenta, naturalmente, di questo ruolo».
La prima Ministra ci ha messo pochi minuti a denunciare: «Una querela non gliela toglie nessuno. Parole inaccettabili, ancora una volta pronunciate da una persona che si dovrebbe occupare di cultura e formazione e che invece finisce a fare becera propaganda a giovani studenti».
Pochi giorni fa, Luciano Canfora era in prima fila alla manifestazione “Bari non si tocca”, a sostegno del sindaco Antonio Decaro. Dal palco ha rammentato «che un secolo fa le bande fasciste furono cacciate da Bari Vecchia, c’era un uomo che difendeva la città con tanti compagni, si chiamava Peppino Di Vittorio. L’assalto ai Comuni una caratteristica del fascismo, quale che sia la faccia che assume».
Si è costituito un movimento con oltre trenta sigle firmatarie, dall’Anpi alla Cgil, a sostegno del filologo: in un documento, scrivono che le frasi di Canfora «sulle idee e sui sentimenti dell’onorevole Meloni vanno ricomprese nel legittimo esercizio della critica politica, e l’opinione da lui espressa in quella circostanza può essere discussa, non certo ritenuta del tutto infondata oppure motivata da una semplice volontà denigratoria. Desideriamo manifestare la nostra piena solidarietà con Luciano Canfora, non soltanto perché stimiamo profondamente la sua levatura di studioso, ammiriamo la sua indiscutibile onestà intellettuale e la sua passione civile, ma anche perché siamo consapevoli che il bersaglio ultimo dell’azione legale intrapresa dall’on. Meloni è il diritto costituzionalmente garantito alla libertà di pensiero e di opinione».