L’eccidio al Crocus di Mosca è una cruda e atroce realtà, che fa talmente paura da innescare illazioni fantapolitiche o da provare a intorbidire le acque per allagare la verità.
La Russia batte e ribatte sul tasto della responsabilità di Kiev nell’attentato. Chiede di estradare il capo degli agenti segreti ucraini Malyuk. Dal cappello a cilindro, il cerchio magico di Putin estrae l’ex capo dell’Interpol russo Ovchinsky. Gasato dall’esempio di Elon Musk, costui è convinto che Zelensky abbia fatto impiantare dei chip nel cervello degli attentatori, pilotandoli a distanza.
Mosca intende persino citare in giudizio l’Ucraina nelle Corti internazionali per chiedere un risarcimento. Il caos dilaga, con il capo della Chiesa ortodossa russa Kirill che straparla di “guerra santa” contro Kiev e un’indagine Insider-Cbs-Der Spiegel sulla “Sindrome dell’Avana”, innescata dai servizi segreti russi ai danni dei funzionari occidentali.
O hanno letto troppi romanzi di spionaggio, o inscenano un depistaggio.