Mancano poco più di due mesi alle elezioni europee e i partiti scaldano i motori. Giorgia Meloni conserva la pole position, secondo il sondaggio Ipsos; Forza Italia supererebbe la Lega ed Elly Schlein sarebbe in crescita.
La campagna elettorale si è già aperta da un mesetto e ogni leader ha scelto il suo tema “caldo”. Matteo Salvini pressa per il Ponte sullo Stretto, Antonio Tajani batte sulla guerra Russia-Ucraina, Meloni sulla scuola (spalleggiata dal ministro del Carroccio Valditara) e sulla sanità. Elly Schlein perde tempo come di consueto a dirimere i bisticci tra i potenziali candidati del Pd, della serie “vengo anch’io, no tu no”.
Intanto inizia il terzo mese dall’approvazione del Pnrr, acronimo sbandierato a destra e a manca per sottolineare l’impegno dell’esecutivo nelle riforme strutturali. Ora Meloni vara (o almeno ci prova) le nuove misure sulla sanità. Lasciando il cerino in mano al suo Albus Silente, il ministro Orazio Schillaci, cui tocca illustrare il pasticcio di contraddizioni spacciato come incantesimo.
«Stiamo lavorando su un altro provvedimento che arriverà nelle prossime settimane e riguarda le liste d’attesa», si limita ad annunciare la premier, «con un’attenzione particolare alle regioni che hanno un’alta mobilità passiva». Notizia anticipata dal ministro della Salute Orazio Schillaci in un question time alla Camera. Pare che quella che per ora è una nebulosa si chiarirà a fine aprile, quando la commissione istituita per stilare un dossier dovrebbe aver completato il lavoro.
Veniamo alle buone intenzioni, di cui come ci ha insegnato Ovidio “è lastricato l’inferno”. Teniamo aperti ambulatori e laboratori anche nel weekend e di sera, facciamo fare ai medici più straordinari in cambio di incentivi economici. Sarebbe questo il tocco di bacchetta magica del governo per affrontare il problema delle liste d’attesa. Un inferno, appunto, come quasi ogni famiglia italiana sa: i tempi per un’ecografia o una risonanza magnetica sono biblici, lo sappiamo tutti.
Ma il personale sanitario di straordinari ne fa già troppi. Per coprire turni in più servono nuovi medici e infermieri. Invece gli uni e gli altri fuggono all’estero, per esempio in Svizzera, dove un camice bianco guadagna il triplo che in Italia. Il ministro Schillaci ha ribadito ripetutamente che intende partire dall’abolizione del tetto di spesa per le assunzioni. «Le pregresse manovre di contenimento della spesa», scarica il barile il ministro, «con la sola eccezione della parentesi pandemica, e i vincoli assunzionali hanno determinato inevitabilmente un forte deterioramento delle condizioni di lavoro che ha reso il Sistema Sanitario Nazionale sempre meno attrattivo. Questo determina che, sempre più frequentemente, per garantire la funzionalità minima dei servizi, le aziende del SSN ricorrono a forme di esternalizzazione dei servizi».
Lo sforzo immane del personale sanitario durante la pandemia, il senso dell’onore e del dovere di una professione malpagata e che espone al rischio della vita, l’eroismo di pendolari che hanno continuato a lavorare anche se durante il lockdown dovevano lo stesso pagare treni, bus e mezzi pubblici?
Riconoscenza magari ne hanno avuta, a parole, fatti zero. Anzi, un po’ questo governo tenta di colpevolizzare i medici.
Schillaci contesta al personale la cosiddetta “medicina difensiva”, vale a dire tutte gli esami e gli accertamenti che i medici prescrivono, a suo parere, per timore di contenziosi ma che a volte non sarebbero davvero necessari. «Spesso», spiegava il ministro Schillaci a novembre, «i medici prescrivono esami che magari non sono completamente necessari per via delle possibili conseguenze medico-legali. Su questo stiamo lavorando insieme al ministro della Giustizia per cercare finalmente anche di ridurre quelli che sono i rischi legati alla medicina difensiva, che pesa probabilmente una cifra importante, quasi 10 miliardi di euro l’anno».
Un po’ in questo quadro si capiscono i dati della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (FnomCeo). Hanno detto “bye bye” all’Italia in quasi 39 mila, tra il 2019 e il 2023; 11 mila solo tra il 2022 e il 2023.
Il commento di Schillaci è involontariamente tragicomico: «La fuga dei cervelli è un fenomeno che, purtroppo, caratterizza il nostro Paese da molti anni. Ma se i nostri medici vengono assunti con facilità all’estero, allora vuol dire che i percorsi formativi offerti in Italia sono di eccellenza».
Gabibbo, pensaci tu.