L’obiettivo è quello di sostenere l’Ucraina
L’obiettivo è stabilizzare gli aiuti all’Ucraina. Anche con un fondo a forma posta. La Nato cerca di rendere permanente il sostegno a Kiev. In vista del vertice dei ministri degli Esteri dell’Alleanza che prende il via a Bruxelles, il segretario generale, Jens Stoltenberg, mette sul piatto la proposta di istituire un fondo da 100 miliardi in cinque anni. Cui dovranno partecipare proporzionalmente tutti i 32 membri. E chi paga?
Trump sta arrivando
Più che un modo per inviare altre risorse al Paese sotto attacco dalla Russia, questo strumento viene concepito per evitare che il supporto all’Ucraina non venga meno anche nel caso in cui ci sia in qualche Paese un cambiamento politico. Nel caso specifico che a novembre Donald Trump vinca le elezioni negli Stati Uniti. Molti, infatti, sospettano che il leader repubblicano possa ribaltare la linea seguita da Joe Biden e persino indebolire l’Alleanza Atlantica, come già ventilato dallo stesso ex presidente.
Del resto già nei mesi scorsi, la Nato aveva cercato di trasferire una parte del livello decisionale al cosiddetto “Formato Ramstein”, un gruppo di contatto militare molto più ampio e che coinvolge oltre 50 Stati. Proprio con l’obiettivo di sottrarre gli aiuti al vento transitorio della politica. Quella formula rende le scelte meno esposte ai colpi di testa di un singolo partner atlantico.
Questa scelta dovrebbe poi essere confermata al summit dei capi di Stato e di governo del prossimo luglio a Washington dove verrà designato anche il successore di Stoltenberg, molto probabilmente l’attuale primo ministro olandese Mark Rutte.
Come ci siamo arrivati a 100 miliardi?
La cifra di cento miliardi fa parte di una stima di massima sulle esigenze militari di Kiev. La proposta, però, al momento non convince tutti. Il nodo principale riguarda come finanziare il fondo e in quale percentuale. Anche se l’indicatore più oggettivo è il Pil di ogni Paese membro.
Ora la Nato teme un attacco di Putin e prepara nuove truppe per blindare i confini
L’altra preoccupazione si concentra sulla risposta russa.
Come reagirebbe il Cremlino?
La paura è che Vladimir Putin interpreti questi aiuti come una partecipazione diretta della Nato al conflitto. Il rischio sarebbe dunque una ulteriore escalation anche in assenza di un coinvolgimento diretto delle truppe dell’Alleanza sul terreno in Ucraina.
«In questa fase della guerra – ha detto il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani – dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina, mostrando un fronte coeso e una Nato compatta, pur evitando qualsiasi coinvolgimento dell’Alleanza nel conflitto». Nello stesso tempo è fondamentale implementare le cooperazioni industriali in questo settore ed evitare inutili duplicazioni.
«Se c’è qualcuno – ha avvertito il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba – che crede che le atrocità commesse dalla Russia contro l’Ucraina non siano sufficienti per trovare una soluzione che porti la Russia a rispondere di questo crimine, allora mi dispiace dire che ci troviamo su lati diversi della barricata».