Di chi è il “marchio” sulle liste del Pd per le elezioni europee? Sembra sia quello di Marco Damilano, ex direttore de l’Espresso e conduttore su Rai3 della striscia di informazione “Il cavallo e la torre”. È Dagospia a rivelare il retroscena. Secondo cui è il “deus ex machina consultato costantemente” dalla segretaria del Pd Elly Schlein. A dare da tramite tra la Schlein e Damilano sarebbe stato il responsabile della comunicazione del partito Flavio Alivernini.
Ecco le Europee della Schlein
Ci sono in tutto 76 nomi da definire. Ovvero tutti quelli che servono per riempire le liste. L’intenzione è quella di sondare con un passaggio più formale i territori: sindaci, assessori, ex parlamentari e militanti. Ma a tenere banco c’è ancora la possibile candidatura della stessa segretaria, a far da traino al simbolo del partito. La convinzione dei fedelissimi di Schlein è che da sola la leader possa valere un 2% in più di consensi, anche se probabilmente tutta questa fiducia la nutrono solo loro. Possibile che dia un apporto così significativo? Forse no. O forse, qualora lo apportasse, sarebbe per mancanza di altri volti identitari all’interno del suo partito. Restano comunque delle resistenze proprio nella sinistra interna alla sua corsa in tutte le circoscrizioni, specie se poi dovesse farlo come terza posizione in lista. Quello che si teme è che la sua presenza disperda energie e tolga competizione interna, specie se le capilista saranno altre donne, come, ad esempio, Cecilia Strada, data per sicura nel collegio Italia Nord-Ovest, togliendo di fatto possibilità alle europarlamentari uscenti per il gioco delle preferenze di genere.
Insomma, non lo sanno nemmeno loro cosa vogliono e il voto è vicino. Forse sarebbe il caso, per il bene della Schelin, che almeno su questo riuscisse a fare un po’ di chiarezza.