Alle 17,30 si discute ancora di teatri, tema importante di certo, ma oggi avrebbe dovuto essere una giornata dove in Parlamento si tenesse soprattutto la discussione generale della mozione di sfiducia a firma del M5S nei confronti della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, per le presunte illegalità legate alla sua società Visibilia.
Lei? «Zero preoccupata. E’ un voto importante, giustamente l’opposizione fa la sua parte, rendendo però più forte la maggioranza». La ministra del Turismo che la figlia di Meloni chiama «zia» parrebbe davvero una specialista di immunità e di impunità, da molti anni.
Santanché dice a suocera perché nuora intenda, chiamando tutto il centrodestra a farle quadrato attorno, sapendo di avere dalla sua parte Salvini (anche lui destinatario di una mozione di sfiducia), Tajani e ovviamente la premier. I malumori di alcuni altri nello schieramento di maggioranza? Una bella citrosodina e non rompano le scatole.
Nell’imminenza delle Europee e nel timore che le inchieste a carico della ministra Santanchè riservino nuovi e inquietanti sviluppi, qualcuno ha sperato che la “pitonessa”, soprannome guadagnato sul campo, facesse un passo indietro.
Pia illusione. Per ora l’auspicio è rimandare il voto sulla mozione di sfiducia alla prossima settimana, cosa che a quanto pare non è detto si saprà prima di domani, 4 aprile.
Lasciata sbalorditivamente abbastanza sola dalle opposizioni, oggi a Montecitorio Emma Pavanelli, deputata M5s, ha sottolineato più volte l’assenza della ministra nell’aula di Montecitorio e accusato «l’assordante silenzio del governo e di Fratelli d’Italia.
«Avrei voluto rivolgermi alla ministra Santanchè o a qualche ministro, ma purtroppo vediamo che sono assenti. Evidentemente la maggioranza ha preferito tenerla nascosta. Siamo arrivati oggi a quattro procedimenti nei quali a vario titolo la ministra risulta coinvolta, per il momento soltanto sfiorata da accuse di concorso in bancarotta e riciclaggio, mentre personalmente indagata per falso in bilancio e per truffa ai danni dell’Inps.
«I fatti sono gravissimi. Ci chiediamo come sia possibile ritenersi meritevoli di incarichi di governo nonostante le accuse a carico. Ci chiediamo se non sia più dignitoso, anzi doveroso, un è passo indietro nell’attesa che ogni dubbio sia fugato».
Sospettato di interessi in comune con Matteo Salvini e quindi con presunta convenienza a tutelare l’amicona Santanchè, Matteo Renzi scrive un tweet in apparenza garantista, ma in sostanza ambiguo: “Votiamo no alla sfiducia a Santanché perché basata sulle indagini giudiziarie che la riguardano. E noi non chiediamo le dimissioni per un avviso di garanzia o per un rinvio a giudizio. Il garantismo è tale se si applica a tutti, soprattutto agli avversari. Facile fare i garantisti con gli amici: la vera sfida è essere garantisti con gli avversari. Daniela Santanché ministra ha fallito e noi la contestiamo sul piano politico. Ma noi non usiamo le indagini per attaccarla. A differenza di quello che ha sempre fatto la stessa Santanché che ha chiesto in carriera le dimissioni di 18 ministri, tra cui tutti i nostri amici. Noi siamo profondamente diversi dalla Santanchè e da chi vive con la doppia morale. O da chi si professa custode autonominato di uno stato etico. Votiamo no alla sfiducia basata sul GIUSTIZIALISMO.
Per grazia ricevuta, Giuseppe Conte difende la sua deputata Emma Pavanelli: «Garantismo per cosa quando c’è il disonore delle istituzioni? Qui la garanzia è che si stanno disonorando le istituzioni. Il garantismo è una cosa seria, non lo invochiamo fuor di luogo. Ci sono garanzie costituzionali che riguardano i processi e che vanno garantite a tutti gli imputati e gli indagati, ma è una cosa ben diversa. Qui stiamo parlando di responsabilità politica, di opportunità”.