Home CRONACA Nordio stanzia più fondi per gli psicologi nelle carceri, scettica l’opposizione

Nordio stanzia più fondi per gli psicologi nelle carceri, scettica l’opposizione

L'annuncio del ministro della Giustizia Carlo Nordio suona ottimista: «Più che raddoppiato lo stanziamento annuale di bilancio destinato alle finalità di prevenzione del fenomeno suicidario».

L’annuncio del ministro della Giustizia Carlo Nordio suona ottimista: «Più che raddoppiato lo stanziamento annuale di bilancio destinato alle finalità di prevenzione del fenomeno suicidario e di riduzione del disagio dei ristretti, a conferma dell’impegno da parte del governo nella pronta adozione di misure necessarie per migliorare le condizioni detentive negli istituti penitenziari. Allo studio anche un intervento più strutturato e duraturo nel tempo, da proporre come priorità nella prossima legge di bilancio».

In soldoni, cinque milioni di euro in più per le ore di sostegno psicologico nelle carceri. Da 4,4 si sale a 9 milioni, ma non è detto che l’emergenza detenuti potrà essere molto più efficacemente contenuta.

È uno stanziamento extra che serve a tamponare una falla aperta a inizio anno, perché era aumentata la tariffa oraria, ma non il bilancio complessivo.

Infatti il direttore del Dap, Giovanni Russo, in una audizione parlamentare, a metà febbraio, aveva annunciato di dover tagliare del 42% le ore di assistenza psicologica.

Interviene il sottosegretario della Lega Andrea Ostellari, con delega alle carceri: «Fino al gennaio scorso i professionisti ex articolo 80, incaricati di monitorare i detenuti e accompagnarli nel percorso di rieducazione, ricevevano una retribuzione lorda di 17 euro l’ora.

«Da febbraio il compenso lordo è salito a più di 30 euro. A spesa invariata, ciò avrebbe comportato una riduzione delle prestazioni erogate. Per questo il ministero della Giustizia è intervenuto. Ancora una volta abbiamo mantenuto le promesse».

Dalle opposizioni giunge un significativo scetticismo. «Un primo segnale», dice Mariastella Gelmini, senatrice e portavoce di Azione, «ma ancora insufficiente. Serve molto di più. Ai detenuti bisogna garantire percorsi di formazione e lavoro per potersi reinserire nella società e bisogna affrontare il problema della salute mentale».

Si aggiunge l’associazione Antigone: «C’è bisogno», pensa Patrizio Gonnella, «di garantire una disponibilità maggiore di attività, che siano lavorative, formative, culturali. Le giornate delle persone detenute vanno riempite e non passate sul letto a guardare il soffitto».

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