Gran bell’esempio
Il derby Roma-Lazio ha avuto un grande protagonista: Gianluca Mancini. Il difensore giallorosso è stato l’autore del gol-vittoria: l’1-0 che ha regalato i tre punti alla squadra di Daniele De Rossi, ora a quota 55 in campionato e ben 9 lunghezze davanti ai biancocelesti. Mancini è stato anche al centro delle consuete polemiche post-derby: dopo il fischio finale, infatti, ha festeggiato sotto la Curva Sud sventolando una bandiera con i colori della Lazio e al centro la figura di un topo. Insomma, il comportamento tipico di un uomo, calciatore e professionista che dovrebbe dare l’esempio.
Le scuse effimere
Mancini, che al termine del match ha raccontato a Dazn di essere “l’uomo più felice del mondo“, stava festeggiando la vittoria con i compagni quando ha ricevuto la bandiera dai tifosi giallorossi. L’ha sventolato per una decina di secondi, quanto basta per essere immortalato da fotografi e cellulari: la polemica si è scatenata quasi immediatamente.
Mancini si è poi scusato per il gesto, spiegando però qual era il contesto in cui è maturato: “Non volevo offendere nessuno, ho esultato con i miei tifosi e un po’ di goliardia ci può stare. Ho preso la prima bandiera che mi hanno dato, sono cose che finiscono nei festeggiamenti senza mancare di rispetto a nessuno. Chiedo scusa, ma ero molto felice di festeggiare con i miei tifosi”, si conclude il messaggio postato da Mancini su Instagram.
La verità è che se fosse stato un vero professionista, non avrebbe mai dovuto prendere quella bandiera, e non solo non avrebbe mancato di rispetto agli avversari, ma avrebbe dato anche una bella lezione di vita ai suoi stessi tifosi.