In Ucraina come a Gaza, si combatte una doppia guerra: di eserciti e di propaganda. Mentre donne e bambini crepano sotto le bombe, i Signori della guerra alzano a turno l’asticella dello scontro, forse per sollevare un bel polverone e nascondere la verità.
Adesso ci si mette l’ex presidente russo nonché numero 2 del Consiglio di sicurezza nazionale Dmitry Medvedev. Si sa che è una testa calda. Magari vuole un po’ di attenzione, teme di contare come il 2 di picche. Sta di fatto che l’ex fantoccio di Putin spara che dietro la strage al Crocus del 22 marzo ci siano le mani della Nato e di Emmanuel Macron.
Medvedev ce l’ha con «esponenti di spicco dei Paesi della Nato», a suo parere corresponsabili dell’organizzazione dell’attentato. L’ex presidente richiama «la retorica di Macron, le sue azioni e soprattutto il via libera che ha dato a operazioni con il regime ucraino. Ed è ovvio che Macron e alcuni altri leader occidentali siano gli sponsor di questo terribile attacco terroristico. Non ci sarà perdono per questo, non ci può essere immunità per questo».
Ma restano i dubbi, grossi come macigni, sui reali mandanti della carneficina al Crocus di Mosca. Cui prodest, direbbe un adepto della Realpolitik? Molto probabilmente più alla Russia di quanto venga scritto: nella guerra di logoramento contro l’Ucraina, ha un casus belli in più per sferrare nuovi attacchi. E mettere di mezzo Nato e Macron farebbe gioco per insistere a raffigurare la Russia come una vittima del presunto neoimperialismo americano.
Il pericolo di un “patto di ferro”
Kiev ha il problema della scarsità di armi e munizioni. Zelensky spera negli aiuti fermi al Congresso degli Stati Uniti: il Senato ha dato il via libera al pacchetto da 60 miliardi di dollari, la Camera dei Rappresentanti non ha ancora avviato l’iter. Pare poi che la Nato discuta su un fondo da 100 miliardi per sostenere l’Ucraina.
Dal segretario generale della Nato Jens Stoltemberg, arriva un’ipotesi sull’attuale strategia di Mosca. Avrebbe deciso di indirizzare il suo futuro verso una specie di alleanza con la Cina, in cambio del sostegno di Pechino alla guerra. «La Cina sostiene l’economia di guerra russa, fornendo componenti chiave all’industria della difesa e in cambio Mosca ipoteca il suo futuro con Pechino», sostiene Stoltenberg. Aggiungendo che la Russia avrebbe anche trasferito tecnologia all’Iran e alla Corea del Nord, in cambio di munizioni e materiale militare.
«Si sta creando un’alleanza di potenze autoritarie che coinvolge Iran, Russia, Cina e Corea del Nord, Paesi che sono sempre più sempre più allineati».
Vengono i brividi. Una “quadruplice alleanza” del genere innescherebbe rischi imprevedibili. Sono Paesi che messi insieme contano quasi 1 miliardo e mezzo di persone.