Da una parte un cordone di poliziotti, dall’altra un corteo di studenti napoletani fermamente decisi a contestare un concerto al San Carlo per i 75 anni della Nato. Come ormai da copione, va a finire a manganellate, con 8 ragazzi feriti al viso e alla testa.
È un gioco delle parti, con ragioni e torti un po’ per tutti. Le forze dell’ordine hanno il dovere di difendere l’ordine, i manifestanti hanno il diritto di far valere le proprie posizioni. Però spiace sospettare che gli uni come gli altri siano burattini senza fili e nemmeno chip impiantati nel cervello.
Per gli studenti, gli avversari da battere sono la Nato e Israele. Non sono soli: in varie università dilaga giorno dopo giorno la protesta dei loro docenti. Si schierano l’ateneo torinese e la Scuola Normale Superiore. Adesso anche Firenze e Pisa. Il nodo è il bando di cooperazione scientifica con Israele del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Maeci.
A Bari domani è prevista una seduta straordinaria del Senato accademico per discutere dell’accordo. Il rettore dell’università si è dimesso dalla Fondazione Med-Or. E continuano a crescere anche le firme alla lettera aperta nazionale indirizzata al ministero degli Affari Esteri: sono arrivate quasi a 2.500.
Il tutto nell’imminenza dello sciopero universitario del 10 aprile e del presidio alla Farnesina, ampiamente annunciati dai collettivi universitari.
La giornata indetta da Usb Università prevede flashmob con bandiere della Palestina nelle facoltà e assemblee pubbliche insieme a docenti, ricercatori e lavoratori. Il corteo davanti al ministero degli Esteri è in programma alle tre del pomeriggio.
Noemi Di Segni, presidente dell’Ucei, bolla «il boicottaggio delle università israeliane come la cosa più assurda che abbiamo sentito pretendere. Non favorisce dialogo, pace, sapere e approfondimento, che sia verso le università israeliane, i singoli docenti, o anche soggetti di religione ebraica».