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Dipendenti a casa per la fine del Ramadan: 30% degli operai è musulmano

Tutti a casa i lavoratori delle tre produttive venete di un importante calzaturificio. Il ceo: "E' festa per tutti, ci è sembrata la scelta giusta da fare". Viva la libertà di culto

“Concetto di inclusione”

La fine del Ramadan è una festa per tutti. Almeno questo è ciò che pensa un’importante azienda toscana di scarpe che per l’occasione ha deciso di chiudere le tre sedi produttive venete a Fossò, nel Veneziano, a Vigonza ed Arzergrande nel Padovano. Gli avvisi sono apparsi all’ingresso nella mattinata di martedì tra grande stupore ed entusiasmo dei dipendenti musulmani che vi lavorano.

Il ceo: “Ci è sembrata la scelta più giusta da prendere per dare concretezza al concetto di inclusione”.

La percentuale di dipendenti musulmani

L’azienda – scrive il “Corriere della Sera” fondata nel 1967 a San Miniato in provincia di Pisa dove ha ancora il suo quartier generale, è leader italiana nella produzione di suole per scarpe di lusso e a oggi conta all’incirca 600 dipendenti in tutta Italia di cui il 25 per cento è di origine straniera. Questa percentuale si alza nelle tre sedi venete, arrivando a oltrepassare il 30 per cento: nonostante la comunità più presente sia quella bengalese, molti sono i lavoratori musulmani provenienti da Pakistan, Albania, Marocco, Senegal, Tunisia e Romania.

Il ceo: “Quella musulmana è una comunità importante per noi”

“Ci è sembrata la scelta più giusta – afferma il ceo sempre al Corriere – Quella musulmana è una comunità importante per noi, sulla quale nel corso degli anni abbiamo investito tanto, in primis accompagnandoli in un percorso di formazione integrale ma anche fornendo alloggi a tutti quei lavoratori che non ne avevano uno. Fino a che ne hanno bisogno, i nostri dipendenti sanno di poter contare sul nostro appoggio. Siamo felici che tutti abbiano reagito con grande entusiasmo alla nostra decisione”. Per loro, aggiunge, “è una festa tanto significativa da essere paragonata al nostro Natale, perciò per dimostrare ancora una volta quanto la loro comunità è importante per noi, nei limiti del possibile continueremo a chiudere in occasione di questa ricorrenza. Per il momento soltanto per questa, non per altre”.

Tutti i dipendenti entusiasti perché non era mai successo

Non soltanto i lavoratori musulmani hanno apprezzato la scelta presa dal direttivo dell’azienda, anche i dipendenti italiani l’hanno accolta di buon grado. Questo è il primo anno in cui l’azienda ha deciso di spegnere i macchinari di tutte le sedi produttive per permettere ai propri lavoratori di festeggiare la conclusione del mese di Ramadan con le famiglie, ma con la promessa di portare avanti questa iniziativa anche in futuro.

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Un ragazzaccio appassionato di sport, cultura e tutto ciò che è assorbibile. Stanco della notizia passiva classica dei giornali e intollerante all'ipocrisia e al perbenismo di cui questo paese trabocca. Amante della libertà e diritto della parola, che sta venendo stuprata da coloro che la lingua nemmeno conoscono. Contrario alla censura e alla violenza, fatta qualche piccola eccezione. Ossessionato dall'informazione per paura di essere fregato, affamato di successo perché solo i vincitori scriveranno la storia.