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Il disastro al lago di Suviana e il coraggio dei vigili del fuoco

Martedì 9 aprile, intorno alle 14,30, una violenta esplosione ha squassato l’ottavo piano sotto terra della centrale idroelettrica Enel Green Power.

Un vigile del fuoco nel nostro Paese guadagna poco più di 1.500 euro al mese. Ci riflettano Neri Marcorè & Co., prima di fare le vittime del presunto sfruttamento di Netflix. Questi uomini lavorano in condizioni spessissimo terribili, sia sul piano fisico sia psicologico. Da ieri una squadra operativa è a Bargi, sul lago di Suviana, dove è accaduta un’immane tragedia, che aggiunge altri cadaveri al dramma delle morti sul lavoro.

Martedì 9 aprile, intorno alle 14,30, una violenta esplosione ha squassato l’ottavo piano sotto terra della centrale idroelettrica Enel Green Power. Un portavoce rilascia un comunicato di un’aridità spaventosa: “Da quanto ricostruito, il collaudo del primo gruppo di generazione era già terminato nei giorni scorsi e, al momento in cui è avvenuto l’incidente, era in corso il collaudo del secondo gruppo”. Erano in corso lavori di efficientamento che Enel Green Power aveva contrattualizzato con tre aziende primarie, Siemens, ABB e Voith”.

Là sotto sono morte tre persone, cinque sono rimaste ferite (di cui uno in fin di vita) e quattro risultano disperse. Michele Bulgarelli, segretario Cgil di Bologna, è sconvolto: «Quello che è grave è quello che non sappiamo. Non si sa quali sono le aziende di cui erano dipendenti i lavoratori esterni. Poi scopriamo che uno è un pensionato di 73 anni, una partita Iva: che mondo del lavoro è?».

Luca Cari, dirigente comunicazione dei Vigili del fuoco, dopo una notte di operazioni si confessa pessimista: «Non stiamo lavorando con molte speranze di trovare vivi i dispersi, lo scenario che abbiamo davanti non ci dà questa idea. C’è acqua, quindi ci si muove a fatica. In acqua visibilità zero. Dobbiamo capire da dove sta entrando l’acqua e cosa può accadere. Ci sono almeno 50 cm di acqua. Fino a questa notte era una zona asciutta nella quale potevamo rimuovere le macerie. In questo momento non è più possibile fare questo tipo di operazione. Stiamo rimodulando l’intervento. È un intervento che va studiato perché molto, molto complesso».

Il segretario della Cgil Maurizio Landini non perde l’occasione di ribadire una posizione stranota: «Siamo di fronte all’ennesima strage. In un Paese che ha più di mille morti all’anno, c’è proprio un modello di fare impresa che non va bene. Così non si va avanti, bisogna cambiare le norme, il modo in cui si pensa di fare impresa. C’è un modello di fare impresa che non va bene e che va cambiato».

C’è da rimpiangere il “cinese”, Sergio Cofferati. Landini, si candidi, tagli il cordone ombelicale con il sindacalismo e provi a fare politica, per cambiare le cose. Segua quell’esempio.

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