Secondo l’analisi della Fondazione Gimbe, che si basa su dati Istat. Nel 2022 la spesa sanitaria sostenuta direttamente dalle famiglie in Italia, ammonta a circa 37 miliardi di euro. Oltre 25,2 milioni di famiglie in media hanno speso per la salute 1.362 euro. Forse lo stato italiano si è dimenticato, non da oggi, ma da sempre, l’articolo 32 della Costituzione italiana che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
Povera Italia
Il Presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha detto: “Dalle nostre analisi emergono tre considerazioni. Innanzitutto l’entità della spesa out-of-pocket sottostima le mancate tutele pubbliche perché viene arginata da fenomeni conseguenti alle difficoltà economiche delle famiglie. In secondo luogo, questi fenomeni sono molto più frequenti nelle Regioni del Mezzogiorno, proprio quelle dove l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza è inadeguata. Infine lo status di povertà assoluta che coinvolge oggi più di due milioni di famiglie richiede urgenti politiche di contrasto alla povertà, non solo per garantire un tenore di vita dignitoso a tutte le persone, ma anche perché le diseguaglianze sociali nell’accesso alle cure e l’impossibilità di far fronte ai bisogni di salute con risorse proprie rischiano di compromettere la salute e la vita dei più poveri, in particolare nel Mezzogiorno. Dove l’impatto sanitario, economico e sociale senza precedenti rischia di peggiorare ulteriormente con l’autonomia differenziata”.
Quello alla salute dovrebbe essere un diritto inalienabile, intrasmissibile, indisponibile e irrinunciabile. È un diritto valevole erga omnes, non solo per i cittadini italiani ma anche per gli stranieri. Tenere a mente, proprio perchè nessuno se lo ricorda.