“Qui comando io. Io sono il re, voi gli schiavi”
Così avrebbe detto agli altri reclusi Gabriele Bianchi, detenuto per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, ucciso a Colleferro nel settembre del 2020 durante un pestaggio, in carcere a Rebibbia. In particolare, Bianchi, secondo quanto riporta la Repubblica Roma, avrebbe bullizzato un detenuto più anziano.
Il bullismo contro il 70enne
L’uomo che Bianchi avrebbe preso di mira è un 70enne. Un comportamento che si sarebbe svolto di nascosto dagli agenti della polizia penitenziaria e che avrebbe infastidito gli altri detenuti. Uno di loro avrebbe anche detto a Gabriele: “Potrebbe essere tuo padre o tuo nonno. Lascialo in pace, non puoi comportarti così”. I soprusi si sarebbero interrotti solo quando l’anziano ha lasciato il penitenziario.
Il carcere italiano è riabilitativo, giusto?
Le cose sarebbero dunque cambiate molto dall’inizio della detenzione di Bianchi, quando quest’ultimo e suo fratello Marco avevano riferito di aver ricevuto sputi nella pasta, insulti, minacce e un chiodo nel dentifricio, come era emerso dalla perizia delle intercettazioni effettuate a Rebibbia dai carabinieri. Ora i ruoli sono cambiati. Ma non dovrebbe essere una giunga dove vige la legge del più forte.
Ora rischiano nuovamente la condanna a vita, proprio la soluzione migliore
Intanto, la prima sezione penale della Cassazione ha disposto un Appello bis per i fratelli Bianchi limitatamente alle attenuanti generiche che gli erano state riconosciute nel primo processo di secondo grado e che aveva portato ad abbassare la condanna dall’ergastolo a 24 anni.
Ora i due rischiano nuovamente la condanna del carcere a vita. Come se fosse questa la soluzione. I supremi giudici hanno, inoltre, reso definitive le condanne a 23 anni per Francesco Belleggia e 21 anni per Mario Pincarelli, gli altri due componenti del branco. La Cassazione ha riconosciuto per i quattro la penale responsabilità per l’accusa di omicidio volontario.