La Germania inanella una legge dopo l’altra destinata a far discutere, sul solco delle liberalizzazioni e col sospetto di un pizzico di demagogia, mentre il vero problema, sia tedesco sia europeo, è la guerra in Ucraina. A breve distanza dal “Sì” allo spinello libero, adesso è il turno di strizzare l’occhio al mondo Lgbt.
Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz lo aveva assicurato appena insediato, a fine 2021, con il suo programma e il suo governo di ispirazione liberale. E il 12 aprile il Bundestag, la camera bassa del parlamento tedesco, ha approvato la “legge sull’autodeterminazione”.
Si tratta di un dispositivo per rendere più semplice il cambio all’anagrafe di identità di genere e nome, passata con 374 voti a favore, 251 contrari e 11 astensioni.
Da 1° novembre 2024 i cittadini trans potranno richiedere di modificare il proprio genere e nome sui documenti con un’autodichiarazione. Le norme precedenti erano degli Anni Ottanta e imponevano i responsi di un tribunale o determinati certificati medici. Procedura giudicata discriminatoria dai diretti interessati, ma anche da una parte dell’opinione pubblica.
La legge tutela anche i minori. Se hanno meno di 14 anni la richiesta dovrà essere fatta dai genitori o tutori legali, chi ha tra i 15 e i 18 anni potrà presentare la richiesta in autonomia, ma con l’approvazione dei genitori o dei tutori legali: se questi non sono d’accordo, il minore potrà rivolgersi a un tribunale.
Il provvedimento ha scatenato le ire dei partiti di destra e di estrema destra, tra cui Alternative für Deutschland, che lo bolla come eccessivamente permissivo in balia dell’arbitrarietà.
Prima della Germania, i Paesi europei che si sono mossi in questo senso sono stati la Danimarca, la Norvegia, la Finlandia e la Spagna.