L’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri dorme sonni tranquilli, anche se la Procura di Roma ha chiesto per lui una condanna a 1 anno e 4 mesi.
L’accusa è abuso d’ufficio, un reato che nemmeno il rito abbreviato forse potrà effettivamente giudicare.
Perché il Senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge che abroga tale reato, con un testo ora in discussione alla Camera.
L’indagine dei pm si era concentrata su una fornitura di mascherine dalla Cina commissionata nella prima fase dell’emergenza pandemica e all’acquisto di 800 milioni di dispositivi di protezione individuale, che sarebbero stati irregolari e pericolosi per la salute.
Con una spesa quantificata in 1,25 miliardi di euro. Ad Arcuri in una prima fase sono state imputate anche la corruzione e il peculato, accuse in seguito archiviate.
A ottobre la Guardia di Finanza aveva sequestrato le mascherine in questione e i magistrati emesso un provvedimento in cui scrivevano:
“L’esame fisico/chimico delle mascherine e dei dispositivi, compiuto tanto dall’Agenzia dogane di Roma che da consulenti, ha dimostrato che gran parte non soddisfano i requisiti di efficacia protettiva richiesti dalle norme Uni En.
Addirittura alcune forniture sono state giudicate pericolose per la salute».
Nel capo d’imputazione, i magistrati sostengono che Arcuri in “qualità di pubblico ufficiale e in concorso e accordo con Antonio Fabbrocini e con l’imprenditore Vincenzo Tommasi”, avrebbe costitituito “un’illecita posizione di vantaggio patrimoniale”.
I difensori di Domenico Arcuri al dibattimento hanno chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Sostiene lo studio legale Volo:
«Il manager non ha mai inteso difendersi dal processo, ma nel processo. Non abbiamo mai auspicato l’intervento di una legge “salvifica” e ci batteremo per ottenere l’affermazione della piena e totale innocenza di Arcuri».
Intanto però il reato di abuso d’ufficio è in corso di estinzione.