Il governo Meloni smarrisce per strada qualche sassolino discutendo in aula sull’aborto. Si vota un ordine del giorno della piddina Sara Ferrari, dove si obietta alle nuove disposizioni sui consultori.
«Non minino in alcun modo la piena attuazione della legge 194 e non restringano il diritto delle donne», chiede Ferrari. La sua mozione viene bocciata, ma 15 tra i 37 deputati del Carroccio alla Camera si astengono.
Quel che è ancora più fastidioso per la premier è che pure il capogruppo della Lega Riccardo Molinari segue la linea del non voto.
Oltre tutto, questo sgambetto all’esecutivo segue di sole 24 ore la polemica con la ministra per le Pari opportunità spagnola Ana Redondo, che ha accusato: «Non si minino i diritti delle donne».
Morale della favola, a Meloni tocca intervenire con un velato dietrofront.
«Sull’aborto c’è un’altra fake news», sostiene la presidente del Consiglio. «L’emendamento al Pnrr ricalca il testo della legge 194, la legge 194 lo prevede.
«Credo che chi vuole modificare la 194 stia a sinistra. Io non la voglio modificare. Se la vogliono cambiare ce lo dicano e si assumano la responsabilità».
Le dà manforte Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia: «Ci stupisce che oggi alla Camera parte della Lega si sia astenuta su un vergognoso ordine del giorno del Pd».
Vito Troiano, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), sottolinea «il ruolo centrale della legge 194 che tutela la libertà di scelta delle donne. Il nuovo provvedimento sui consultori non modifica gli obiettivi della 194 ma ne ribadisce i concetti».
Elly Schlein affonda il dito nella piaga: «Il Pd difenderà il diritto di scelta delle donne. Tentano l’attacco facendo entrare antiabortisti nei consultori».
Il capogruppo leghista Molinari si appella alla «libertà di coscienza, come sempre sui temi etici». Anche il vicesegretario Andrea Crippa: «Non è un segnale al governo, sono temi su cui ognuno è libero».
Il Carroccio, per aggirare l’impasse, aveva proposto di votare l’odg per parti separate. No alle premesse e sì dove si dice di non «restringere il diritto delle donne» all’interruzione di gravidanza.
Laura Ravetto, responsabile Pari opportunità della Lega, conferma: «Ritengo che il governo potesse consentire la votazione per parti separate. Penso che l’ultima parola spetti sempre alla donna e la 194 non si debba toccare. Mi sono astenuta per non votare contro questo impegno».